Dal 12/3/2016 è entrata in vigore la nuova procedura di dimissioni telematiche con l’obiettivo di evitare le cosiddette dimissioni in bianco. Purtroppo a 10 mesi di distanza, dobbiamo registrare che tale procedura non sta dando i risultati voluti.
Agli sportelli del sindacato commercio-turismo e servizi Filcams/Cgil di Modena in questo lasso di tempo si sono rivolti circa 1.100 le lavoratrici e lavoratori per attivare la procedura. E’ un dato enorme e sconcertante!
“Ci  chiediamo – affermano i sindacalisti della Filcams/Cgil – come mai si sia improvvisamente manifestata questa “corsa alle dimissioni” da parte di un numero così elevato di lavoratori, considerato che siamo in tempi di crisi e non è certamente facile oggigiorno trovare un nuovo posto di lavoro”.
“La prima cosa che registriamo – proseguono i sindacalisti – è che in molti casi non vengono rispettate norme basilari come il periodo di preavviso contrattuale e ciò può creare significativi danni economici ai lavoratori stessi”.
Inoltre, al sindacato hanno potuto appurare una certa dose di situazioni nelle quali le dimissioni vengono rassegnate su indicazione del datore di lavoro, magari a fronte della promessa di una nuova assunzione o di agevolazioni nella ricerca di un nuovo posto di lavoro senza la “macchia” di un licenziamento.
In alcuni casi, in cui era palese che il lavoratore non era consapevole della procedura che stava attivando e della perdita di diritti legati al licenziamento (es. pagamento dell’indennità di mancato preavviso, Naspi, ecc…),  la Filcams/Cgil si è rifiutata di svolgere la procedura.
Il caso più eclatante si è verificato nel mese di dicembre, quando 13 lavoratrici e lavoratori di un pubblico esercizio del centro di Modena, sono venuti presso gli uffici della Filcams/Cgil a rassegnare le dimissioni su indicazione della proprietà, a fronte della prevista chiusura a fine anno e la promessa di riassunzione in una nuova società. A nulla sono valsi i tentativi di far desistere i lavoratori, spiegando che esistono norme a loro tutela senza necessità di doversi dimettere. A tutt’oggi risulta che tale esercizio continui ad essere aperto, “anche se non ci è dato sapere se queste persone lavorino ancora in quel luogo e con quali modalità” aggiungono dalla Filcams.

La Filcams/Cgil ritiene che questo non sia affatto un caso isolato, quanto piuttosto una prassi che si sta facendo sempre più comune per eludere normative e approfittare di sgravi o benefici (evitare di pagare la cosiddetta tassa sul licenziamento), o per peggiorare le condizioni contrattuali delle persone con forme più precarie e meno tutelanti. Quella che potremmo definire la nuova frontiera delle “tutele (de)crescenti”.

E’ di ieri invece un caso nel quale, ad un lavoratore al momento dell’assunzione, è stato fatto sottoscrivere un mandato di assistenza presso un consulente del lavoro per la comunicazione on line delle dimissioni. Questa può, a tutti gli effetti, configurarsi come una nuova modalità di dimissioni in bianco, in quanto in qualsiasi momento l’azienda tramite il proprio consulente può attivare la procedura delle dimissioni e, se il lavoratore non ne viene a conoscenza entro i 7 giorni utili per l’eventuale revoca, si trova dimesso dal posto di lavoro a sua insaputa. Una vera e propria forma di ricatto occupazionale !
La Filcams e la Cgil avevano già contestato la modifica introdotta a settembre 2016 all’art. 26 del Decreto Legislativo 151/2015 applicativo del JobsAct, dando la possibilità di trasmissione telematica delle dimissioni (oltre che ai Sindacati e agli Organi ispettivi) anche ai consulenti del lavoro. In questo modo, né le Organizzazioni Sindacali, né tanto meno gli organi di Vigilanza possono controllare la reale volontà  del dimissionario.
E’ facile infine ipotizzare che tali interventi siano finalizzati a by-passare le tutele sul licenziamento, ovvero l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, nonché ad utilizzare forme contrattuali accessorie come i voucher, e anche alimentare il lavoro nero o grigio.
Proprio per contrastare queste degenerazioni del mercato del lavoro, la CGIL ha proposto un disegno di legge popolare sulla “Carta dei diritti universali del lavoro” e due referendum abrogativi (voucher e appalti), oltre al 3° referendum sull’art.18 non ammesso dalla Corte, sul quale però la Cgil continuerà la propria battaglia.
La Filcams-Cgil di Modena denuncia fortemente l’opacità e l’elusività di tali comportamenti, sollecitando una forte presa di posizione delle istituzioni e un necessario incremento a 360° dell’attività ispettiva, anche a fronte delle debite segnalazioni sindacali.
Riteniamo che la procedura di dimissioni attualmente in vigore, oltre ad essere estremamente complessa, non offra una reale tutela ai lavoratori e pertanto debba essere modificata.