lavorazione-carni«L’unico strumento per trovare una soluzione duratura a questa vertenza annosa è un protocollo tra tutti i soggetti coinvolti (aziende committenti, cooperative, sindacati, associazione datoriali e amministrazioni locali) per fare il punto sulla filiera della lavorazione carni e capire su quali basi economiche si fonda oggi il distretto».

Lo afferma la Cisl Emilia Centrale, che chiede la riapertura del tavolo provinciale attivato a fine febbraio dal presidente della Provincia Gian Carlo Muzzarelli. «Siamo d’accordo con il sindaco di Castelnuovo Rangone, perché ormai è chiaro che il settore rischia l’esplosione e l’estremizzazione dello scontro non risolve i problemi dei lavoratori – dichiara la segreteria Cisl Emilia Centrale – Purtroppo l’intero distretto delle carni sembra fondato sull’applicazione di contratti nazionali che nulla hanno a che vedere con la lavorazione delle carni e su altri elementi che incidono sul costo del lavoro (trasferte, rimborsi piè di lista ecc.).

Abbiamo bisogno di capire, e solo le aziende possono dircelo, perché il comparto non riesce a remunerare il giusto costo medio del lavoro, cioè 21 euro di paga oraria, che è quello dei contratti nazionali delle cooperative alimentari e degli alimentaristi, e appalta certe lavorazioni a 13 euro l’ora.

Il tavolo potrebbe aiutare il settore, cioè le imprese, a ottenere quella produttività, e i relativi margini di guadagno, che consentirebbero una corretta applicazione contrattuale, con migliori condizioni economiche e normative per i lavoratori. Dobbiamo, insomma, cercare insieme una soluzione che permetta alle aziende di essere competitive, ma non agendo esclusivamente sul costo del lavoro».

La Cisl Emilia Centrale auspica la collaborazione delle associazioni imprenditoriali, alle quali chiede di svolgere un ruolo più forte di promozione e dissuasione nei confronti dei propri associati.

«Rilanciamo la necessità di condividere un protocollo che obblighi all’applicazione corretta dei contratti nazionali, al rispetto della clausola sociale, alla regolarità e legalità. Noi sosteniamo che anche le imprese dovrebbero chiedere il Durc (documento unico di regolarità contributiva) ai loro fornitori, così come avviene negli appalti per i lavori pubblici. Se ci sono le volontà si può voltare pagina. In caso contrario vertenze come Alcar Uno, Castelfrigo e Global Carni aumenteranno, ma soprattutto il rischio – conclude la segreteria della Cisl Emilia Centrale – è che il nostro mercato del lavoro si destrutturi verso il basso, con aziende che andranno a scegliersi di volta in volta il contratto più vantaggioso. Una prospettiva francamente inaccettabile».