Motti-2014-okDopo quattro anni di rigore costi quel che costi, la Commissione europea cambia rotta. Bruxelles ha “benedetto” la decisione della Spagna di rinviare di due anni il rientro del deficit nei limiti del 3%. Da non credere.

La novità è arrivata dopo un triplice annuncio di Madrid: il governo ha presentato un nuovo pacchetto di riforme, ha rettificato le stime del Pil 2013 e ha annunciato ufficialmente che il rientro nell’obiettivo di deficit slitterà  al 2016.

Ora, tutti ricordiamo il trattamento riservato all’Italia dall’Unione europea, e la lettera inquisitoria con cui nell’estate 2011 il commissario Olli Rehn rivolse ben 39 domande al ministro Tremonti in merito al piano di risanamento promesso da Berlusconi al G20 di Cannes: si mise in moto una valanga che in pochi mesi travolse il governo aprendo la strada a Mario Monti.

Ben diversamente è andata alla Spagna: il portavoce della Commissione, che in altri tempi avrebbe messo in guardia il governo e tenuto in sospeso ogni giudizio, oggi dichiara che lo slittamento «può essere considerato un cammino di consolidamento bilanciato, ma ancora ambizioso, tenendo conto della difficile situazione economica». Di fatto è l’ammissione che troppa austerità non risolve, bensì aggrava i problemi di un paese già in recessione.

Sembra dunque davvero arrivato il tempo dell’austerity morbida.

«Il caso della Spagna segna una novità veramente importante, che non potrà restare isolata – spiega l’onorevole Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti -. E’ anche una nostra vittoria: da molto tempo insieme ai colleghi di numerosi Paesi chiedevo un alleggerimento dei vincoli monetari e di bilancio, non per aumentare la spesa improduttiva, ma per rilanciare gli investimenti, avviare una nuova stagione di grandi opere infrastrutturali e soprattutto per offrire nuove risorse al sistema delle piccole e medie imprese. L’austerità cieca è una follia che ha impoverito l’Europa, lasciando intatti e anzi aggravando i vecchi problemi. Ora la priorità è creare posti di lavoro e immettere liquidità nel sistema, altrimenti il declino diventerà irreversibile, e non solo per l’Italia o la Spagna».