In merito a quanto pubblicato sulla stampa in merito alla presenza di amianto nell’acqua a Carpi, si riportano le evidenze scientifiche ad oggi disponibili e relativi riferimenti bibliografici.
La comunità scientifica, già negli anni ’70, valutò la possibilità che le fibre di amianto potessero causare patologie dell’apparato gastroenterico, quando ingerite, senza riscontrare elementi significativi, tant’è che l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel documento “Linee guida per la qualità dell’acqua potabile“ volume 1 Raccomandazioni, pubblicato nel 1994, principale riferimento internazionale in materia,s i è così espressa: “…Non esiste dunque alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su delle considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell’acqua potabile”. Questo concetto è stato ribadito anche nei successivi aggiornamenti (Linee guida sulla qualità dell’acqua, OMS 2011).
La stessa Comunità Europea, conformemente alla posizione espressa dall’OMS, nella Direttiva 98/83/CE, recepita dal Decreto Legislativo 31/01, dove sono normate tutte le condizioni necessarie a garantire la distribuzione di acqua potabile sicura, non considera l’amianto un parametro da controllare e non ne fissa i limiti.
Ancora oggi, nella revisione della Direttiva 98/83/CE in corso di elaborazione in sede comunitaria, non risulta siano indicati valori di parametro per tale sostanza.
A livello internazionale, gli unici riferimenti a limiti di residui sono contenuti in indicazioni americane. In esse viene presa in considerazione la possibilità che l’amianto eventualmente contenuto nell’acqua possa contribuire ad aumentare il livello di fondo delle fibre aerodisperse e quindi il rischio legato alla possibile assunzione per via inalatoria. Queste indicazioni prevedono di non superare il valore di 7 milioni di fibre/litro, una concentrazione quindi superiore a quella massima riscontrata (fonte EPA Environmental Protection Agency).
Per ciò che riguarda la normativa nazionale, nel 1992 la legge n. 257 ha preso in esame la complessa tematica dell’amianto nella sua interezza. Nell’ambito delle disposizioni previste da questa legge, il Ministero della Salute ha emanato il Decreto 14 Maggio 1996 in cui vengono riportati valutazioni e indirizzi comportamentali specificamente riguardanti la questione delle acque in contatto con prodotti in cemento amianto, in particolare l’Allegato 3 “Criteri per la manutenzione e l’uso di tubazioni e cassoni in cemento amianto destinati al trasporto e/o deposito di acqua potabile”. Tale decreto evidenzia che studi internazionali su popolazioni esposte a concentrazioni di fibre di amianto variabili da 1×106 a 200×106 fibre/litro non hanno fornito chiare evidenze di una associazione fra eccesso di tumori gastrointestinali e consumo di acqua potabile contenente fibre di amianto.
La Regione Emilia Romagna nella nota n.149800 del 20/6/2013 relativa a “Indicazioni per la rimozione di materiale contenente amianto disperso in aree agricole a seguito degli eventi calamitosi del 3 maggio 2013” nell’allegato 1 relativo a “Interventi di rimozione di materiali contenenti amianto dispersi in aree agricole: aspetti di sanità pubblica” fornisce considerazioni sanitarie sulla presenza di fibre di amianto in alimenti umani ed animali, riporta i medesimi riferimenti scientifici già citati in premessa e conclude: ”pertanto, a tutt’oggi, sulla base della specifica letteratura scientifica, non risultano effetti nocivi sulla salute umana ed animale da ingestione di acqua e alimenti contaminati da fibre di amianto”.
I dati forniti dal Registro mesoteliomi regionale (ReM) e dalla rete nazionale del Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM), che nel IV rapporto edito nel novembre 2012 riportano dati analitici relativi a poco meno di 16.000 casi (raccolti nel periodo 1993-2008 su tutto il territorio nazionale), danno indicazione dell’assenza a tutt’oggi di correlazione tra l’insorgenza di questa malattia e l’esposizione a fibre di amianto per vie di penetrazione nell’organismo umano diverse da quella inalatoria.
Di recente, anche due importanti eventi scientifici, la II Conferenza Governativa Nazionale sulle patologie asbesto correlate, tenutasi a Venezia il 22-24/11/2013, e la II Consensus Conference sul mesotelioma pleurico maligno, tenutasi a Torino nel novembre 2011, di cui sono disponibili rilevanti report, non fanno emergere dati o contributi suggestivi di una patogeneticità dell’amianto per via diversa da quella inalatoria.
Infine, il tema della presenza di fibre di amianto nell’acqua, non è citato nelle future linee di intervento per la sanità pubblica, previste dalla bozza del nuovo Piano Nazionale Amianto, disponibile sul sito del Ministero.