tesoriDa 151 anni custode di oltre tredici secoli di storia, l’Archivio di Stato di Modena è uno dei 103 istituti archivistici dello stato presenti sul territorio nazionale, scrigni di saperi troppo spesso dimenticati o ancora tutti da scoprire. Conserva nel suo immenso patrimonio documentario, le carte della Casa d’Este, una delle dinastie preunitarie più rilevanti , grazie alla sua longevità.

Per scoprire la sua storia e i documenti preziosi che conserva è stata realizzata una pubblicazione dal titolo Tesori, che verrà presentata mercoledì 23 ottobre alle ore 16.30 alla Rocca di Vignola. Interverranno Daria Denti, sindaco di Vignola, Carla Di Francesco, Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna, Euride Fregni, Archivio di Stato di Modena e Stefano Vitali, Soprintendenza archivistica per l’Emilia Romagna.

L’eccezionalità dell’Archivio di Stato di Modena, che ne fa un grande archivio europeo, è che, in quanto erede e custode di tutti gli archivi estensi, le sue carte sono in grado di raccontare anche la storia di tutti, quella storia medievale e moderna, che si studia nei manuali. Questo perché nell’Archivio segreto estense non c’è solo la storia dello stato, o la testimonianza degli avvenimenti che nel corso dei secoli hanno coinvolto la famiglia d’Este, direttamente o indirettamente. Tramite i loro inviati, gli Estensi tennero aperta sul mondo conosciuto o in via di esplorazione, una vera e propria finestra che permetteva loro di ricevere informazioni sulle esplorazioni geografiche e sugli accadimenti delle corti europee.

Una simile raccolta di informazioni storiche non può rimanere patrimonio di pochi ed è invece opportuno che venga divulgata e fatta conoscere ai più. Da questa esigenza è nata l’idea di realizzare, grazie al contributo della Banca popolare dell’Emilia Romagna, la pubblicazione Tesori, che pur nella sua veste “agile” e divulgativa costituisce un punto di partenza per la valorizzazione dei documenti preziosi dell’Archivio anche presso un pubblico non specialistico.

È uno degli strumenti che l’Archivio di Stato ha individuato, insieme con lo studio professionale Parole facili per comunicare, per diffondere la conoscenza del suo patrimonio e farlo apprezzare per l’eccezionale valore storico e artistico. Potremmo aggiungere, per rendere partecipi i cittadini delle difficoltà in cui l’Archivio si trova a seguito degli ingenti danni subiti dal terremoto del maggio 2012.

Il credere nell’importanza degli Archivi come strumenti di conoscenza e cultura e allo stesso tempo il volere raccontare l’impegno di una comunità per la salvaguardia del suo territorio, inteso in senso fisico e

morale, ha guidato il comune di Vignola nella scelta di creare un rapporto di collaborazione con l’Archivio di Stato di Modena sia per realizzare questa pubblicazione che per offrire un’ampia porzione di un edificio frutto di un abuso edilizio, come riparo agli archivi dei territori colpiti dal sisma e all’Archivio di Stato di Modena, che qui porterà temporaneamente i fondi giudiziari contemporanei, tra cui anche il fondo della Pretura di Vignola. Ma l’accordo tra le due istituzioni va oltre l’emergenza di oggi. L’Archivio di Stato ha infatti concordato la messa in atto di un deposito permanente sul territorio del fondo vignolese, gettando le basi per poter pensare anche ad una progettualità futura. L’accezione di bene comune dunque si amplia per diventare risorsa e opportunità: Storia e Territorio si uniscono per sancire ancora di più il forte senso di identità di un’intera comunità, non solo quella vignolese ma dell’intera provincia di Modena.

L a storia

L’Archivio di Stato di Modena deve la sua particolare fisionomia alla singolare longevità e continuità della dinastia d’Este (poi d’Austria – Este) e alla circostanza che gli Estensi, quando dovettero abbandonare Ferrara e trasferire a Modena la capitale dei loro Stati, nel 1598, vi trasferirono altresì pressoché intatte le proprie tradizioni di famiglia, di amministrazione e di governo e, pressoché integro, il relativo patrimonio archivistico. Questo patrimonio- che continuò a crescere a Modena praticamente senza alcuna cesura apprezzabile e che, ancora nel secolo XIX, trovò un diretto prolungamento in quello formatosi durante il dominio austro-estense – può considerarsi il nucleo costitutivo dell’Archivio di Stato; il quale di conseguenza, per la parte preunitaria, si presenta in primo luogo come il depositario della storia degli Estensi e del loro principato. A questa fondamentale unità storica – istituzionale non corrispose però un organismo archivistico unitario, ma una pluralità di luoghi di conservazione dei fondi archivistici statali.

L’attuale Archivio di Stato, chiamato dapprincipio governativo, nacque appunto, nel 1862, dalla concentrazione della quasi totalità di questi fondi nell’edificio in cui ne è tuttora la sede, articolato in due sezioni distinte, l’una detta “diplomatica” e accentrata attorno a quello che era stato il Reale Archivio Segreto, l’altra detta “di deposito” e costituita dal rimanente materiale.

In seguito l’Archivio continuò ad accrescersi grazie ai versamenti dei nuovi organi statali. Oggi nel suo complesso la documentazione consta di oltre 200 fondi, occupando circa 30 km lineari, suddivisi in 94 locali di deposito su 128 vani complessivi, all’interno di un edificio di 8.500 mq, elevato su sette livelli.