la-russia-nuova-014Conoscitore profondo e attento del mondo sovietico, prima, e della Russia odierna, il prof. Gian Paolo Caselli, docente di Istituzioni di Economia e Economia dell’Integrazione Europea, oltre che Economia dello Sviluppo e Cultura, Istituzioni e Economia della Russia all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, ha consegnato alle stampe un saggio “La Russia Nuova” (Ed. Mimesis, 2013), nel quale ripercorre gli ultimi 30 anni di storia di questo Paese, spiegando come “l’attuale configurazione politica ed economica russa è il risultato di un processo di trasformazione che non ha precedenti storici”.

Gli schemi interpretativi della maggior parte degli studiosi occidentali della trasformazione russa sono due: la prima vede nella trasformazione niente altro che una riedizione contemporanea economica e politica dell’eterno destino russo, che vede nella Russia contemporanea la riedizione del Ducato di Moscovia con gas e l’energia che hanno rimpiazzato le pellicce del 1500. Secondo questa interpretazione da un punto di vista politico nulla è cambiato ed al posto di Ivan il terribile, e la nobiltà russa, abbiamo il nuovo zar Putin. Il secondo schema interpretativo afferma che la Russia è un paese normale a basso e medio reddito, con tutti, i problemi tipici dei paesi a questo livello di reddito, e non sarebbe molto diversa dal Messico o dal Brasile .

“In realtà la Russia nuova – dice Paolo Bertella Farnetti, direttore della collana “Passato Prossimo” delle Edizioni Mimesis e docente di Storia dell’Europa contemporanea all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – è qualcosa di inedito che non si può definire con schemi precostituiti. La Russia di oggi è il frutto di una trasformazione politica economica e sociale che non ha precedenti, che coinvolge uno Stato che al di là dell’indifferenza più o meno benevola dell’opinione pubblica occidentale è tornato ad essere centrale e strategico nell’equilibrio del potere mondiale. La Russia sovietica e il suo scontro titanico con gli Stati Uniti avevano caratterizzato il Novecento, il cosiddetto secolo breve. Ma dopo la vittoria del capitalismo e il disfacimento del suo impero sovietico, la Russia è sopravvissuta alla <fine della storia> ed è tornata protagonista della scena globale, dopo un passaggio lungo e doloroso per il suo popolo. Paolo Caselli ci racconta questa storia terribile e affascinante con il rigore dei suoi strumenti analitici, affrontando un campo di ricerca davvero poco esplorato, e non soltanto dagli studiosi italiani. E un valore aggiunto di questo lavoro è la passione dell’autore, la sua conoscenza di lungo periodo della cultura russa, elementi che rendono ancora più coinvolgente la lettura di questo piccolo e prezioso libro”.

Dalle ceneri dell’URSS è nata la Russia contemporanea, capitalistica, non più portatrice di un progetto alternativo di società, non più nemica dell’occidente, ma ancora una volta destinata ad essere protagonista delle sorti del mondo. Questo è avvenuto attraverso un processo inedito in cui è stato necessario rifondare l’organizzazione sociale, economica e statale. Gli avvenimenti che vanno dagli anni ottanta al periodo attuale possono essere interpretati come l’effetto congiunto di forze che agiscono su scale temporali diverse. La transizione russa è stata infatti una tripla transizione, da un paese all’altro ( Unione Sovietica – Russia), da uno Stato all’altro ( Stato sovietico- Stato russo), da un sistema economico ad un altro (economia socialista pianificata dal centro, economia capitalistica di mercato ). “Si doveva creare – spiega l’autore Gian Paolo Caselli – una nuova larga classe capitalistica ex nihilo, dal momento che dopo 70 anni di economia pianificata e dopo il breve periodo di sviluppo capitalistico in era zarista, non esisteva in Russia neppure il ricordo di un diverso modo di organizzare la vita economica e sociale”.

Il libro racconta nelle sue 149 pagine, in una chiave economica ma non solo, il drammatico passaggio che ha portato la società russa dalle riforme di Gorbacev alle terapie shock di Eltsin, per approdare oggi alla rinascita sotto il segno di Putin e Medvedev.

“Per capire la Russia di Putin e Medvedev – afferma Gian Paolo Caselli – è più semplice, anche se può sembrare culturalmente poco raffinato, non ricorrere alle vicende della Russia del ducato di Moscovia ma prendere come punto di partenza il fallimento delle riforme gorbacioviane e il terribile shock economico, politico e psicologico subito dai cittadini russi durante il periodo eltsiniano. E non dimenticare che oggi ci si muove in un quadro di globalizzazione economica planetaria in cui i flussi finanziari internazionali, quelli energetici e quelli di merci svuotano e rendono quasi inefficaci i poteri degli stati nazionali di determinare la vita economica interna. In questo quadro di drammatico cambiamento sono riapparse le grandi correnti culturali e politiche della storia russa che hanno dovuto scontrarsi con un sistema capitalistico in espansione planetaria che per la prima volta nella storia ha unificato il mondo”.

I primi quattro capitoli di questo libro ripercorrono gli avvenimenti che partono dalle riforma gorbacioviane, dalla transizione sorprendentemente pacifica da economia pianificata a economia di mercato, per giungere al tracollo eltisiniano ed alla cosiddetta rinascita russa di Putin e Medvedev. Nei capitoli successivi si prendono in esame i cambiamenti dei rapporti economici e politici fra Russia, Unione Europea, Stati Uniti, Turchia, Cina e paesi del Mediterraneo. L’ultimo capitolo è dedicato ad una analisi della attuale configurazione economica e politica russa e dei grandi problemi che la Russia di oggi ha di fronte nel quadro della crisi economica mondiale.

“… nel 2001 le 23 imprese più grandi del paese – scrive Gian Paolo Caselli – producevano circa il 30% del prodotto interno e queste imprese erano sotto il controllo di 37 persone. Sono facilmente immaginabili la potenza politica e la capacità di pressione su tutti gli aspetti della vita economica, politica e civile dei nuovi oligarchi, in un pese in cui non esistevano – e tuttora non esistono – contrappesi come i sindacati o organizzazioni che raggruppino interessi altri, in grado di contrapporsi a una tale concentrazione di potere. L’arroganza del comportamento al di sopra della legge di molti oligarchi non poteva non scontrarsi con la politica di Putin che voleva ricostruire lo Stato e far uscire la Russia dalla condizione di anomia in cui era precipitata.”.

La corsa fra riforme e resistenza alle riforme che caratterizza l’esperienza russa si sostiene in questo volume ha dato origine alla formazione di un sistema economico che ha le caratteristiche di un nuovo tipo di development state che è un meccanismo distorto e peculiare rispetto ai normali sistemi capitalistici occidentali. Tale sistema è la combinazione della fusione dei risultati delle riforme di mercato attuate con l’eredità lasciata dal sistema precedente. “Data la complessità della trasformazione ed i pericoli di Armageddon per usare il linguaggio di KotKin – conclude l’autore Gian Paolo Caselli – il risultato può essere, a mio avviso , considerato soddisfacente”.