Una popolazione che cresce (183 mila 114 residenti, 1307 in più del 2008), famiglie sempre più piccole, matrimoni tardivi, nascite in aumento anche grazie ai residenti stranieri che nel 2009 sono arrivati al 13,6% del totale. Un’inflazione dell’1% contro lo 0,8% rilevato a livello nazionale, una temperatura media mite, invariata rispetto all’anno precedente con 15,6 gradi centigradi, Martina e Matteo ai primi posti tra i nomi dati ai nuovi nati, Ferrari e Barbieri che si confermano i cognomi più diffusi.

Sono solo alcuni dei dati contenuti nell’Annuario statistico 2009 di Modena, curato dal Servizio statistica del Comune, con circa 250 tavole statistiche e 60 grafici, disponibile in internet (www.comune.modena.it/serviziostatistica) in attesa della pubblicazione cartacea. Fino ad allora, si possono trovare on line, organizzati in modo sistematico, dati relativi a demografia, prezzi, incidenti, lavoro e attività edilizie e una sezione su nomi, cognomi, temperature, precipitazioni e scuole. I dati, rilevati autonomamente o in accordo con Istat e altre Amministrazioni, permettono di fotografare il territorio comunale attraverso la lente dei numeri.

I dati rilevano, tra l’altro, che nonostante la tendenza alla diminuzione degli incidenti stradali che ha contraddistinto gli ultimi anni, i sinistri sono leggermente aumentati nel 2009 rispetto all’anno predente (1384 contro 1377) e sono cresciuti anche quelli mortali, con 12 vittime rispetto alle 8 del 2008. Le comunità di stranieri più numerose sono la marocchina, la ghanese e la rumena che, tutte in crescita rispetto al 2008, nel 2009 sono formate rispettivamente da 3 mila 162, 2 mila 373 e 2 mila 337 residenti. Sei modenesi su 10 continuano a preferire per le nozze il rito civile al matrimonio religioso. Sul fronte del lavoro, sono stati oltre 49 mila i nuovi avviamenti, ma più di 51 mila i posti persi. I settori più penalizzati per l’occupazione sono stati servizi, scuola e pubblica amministrazione. Il tasso di disoccupazione a Modena è aumentato, ma è rimasto inferiore alla media nazionale: 5,2% rispetto al 7,8%.

MAROCCHINI, GHANESI E RUMENI I PIÙ NUMEROSI

Le comunità di stranieri più numerose a Modena sono la marocchina, la ghanese e la rumena che, tutte in crescita rispetto al 2008, nel 2009 erano formate rispettivamente da 3 mila 162, 2 mila 373 e 2 mila 337 residenti. Seguono, con 2 mila 283, i filippini e, con 2 mila 164, gli albanesi. Nella comunità ucraina dei 1577 residenti solo 337 erano maschi e 1240 femmine. Dato molto simile a quello della comunità moldava, 1276 residenti, con 373 uomini e 1096 donne.

In totale gli stranieri residenti a Modena nel 2009 erano 24 mila 918, 2 mila 688 in più rispetto al 2008, quando erano 22 mila 230.

A mantenere stabile la popolazione in città è proprio l’immigrazione straniera. Delle 6 mila 821 persone che sono immigrate a Modena nel 2009 (a fronte di 5 mila 369 emigrate), 3 mila 629 hanno la cittadinanza straniera. Il 21% degli immigrati in città proviene dal sud Italia contro un 40% dall’estero, un 14,4% dalle regioni settentrionali italiane e un 24,6% dagli altri comuni della nostra provincia.

STATISTICHE, QUASI 3 LAVORATORI SU 10 SONO STRANIERI

Sono stati 49 mila 251 (contro i 61 mila 120 del 2008) gli avviamenti al lavoro registrati dal Centro per l’impiego del distretto di Modena nel 2009: di questi, il 73,7% sono italiani, il 19,2% lavoratori extracomunitari e il 7,1% cittadini dell’Unione europea. Nonostante la crisi, le imprese modenesi mantengono un tasso di disoccupazione che pur aumentando resta inferiore alla media nazionale: 5,2% rispetto al 7,8%. Sono tanti però i rapporti di lavoro cessati (51 mila 65, e si tratta di donne per il 53,8%). I dati del Centro per l’impiego, raccolti nell’Annuario statistico 2009 del Comune, riguardano tutti i cambiamenti in ambito lavorativo. Il settore che mostra la maggior mobilità, sia in entrata sia in uscita, è quello dei servizi alle imprese. I settori che registrano perdite di occupazione sono: i servizi (9 mila 36 rapporti di lavoro cessati), l’istruzione (5 mila 822 di cui il 78,6% sono donne), l’agricoltura (4 mila 950) e la pubblica amministrazione (4 mila 883 di cui 90,8% sono donne).