Mezz’ora prima dell’inizio dell’incontro il Teatro Astoria era già pieno di gente per l’arrivo di Aldo Busi, quarto e ultimo ospite della rassegna “Fiorano incontra gli autori 2010”, promossa dal Comitato Fiorano in Festa e Lapam Confartigianato Imprese, con la collaborazione del Comune di Fiorano Modenese. Sul Palco questa domenica c’era solo lui, perché tutte le autorità erano sedute in prima fila ad ascoltarlo: il Vicesindaco del Comune di Fiorano Maria Paola Bonilauri, l’Assessore alla Cultura Anna Lisa Lamazzi, il Presidente del Comitato Fiorano in Festa Gian Carla Moscattini, il giornalista Roberto Armenia e tre rappresentanti di Lapam, nello specifico Rita Cavalieri, Silvia Manicardi e Sergio Romagnoli.

Aldo Busi non ha parlato delle sue opere, perché aveva tanto altro da dire. Ha sparato a zero su tutti, nessuno escluso, a parte sé stesso, che ama definire “misura di tutte le cose”. Busi non è la voce di nessun padrone, e si sente. Non ha paura di dire niente: critica tutti allo stesso modo, sia persone che ricoprono cariche alte e di prestigio sia persone normalissime, come ragazzi e ragazze, uomini e donne, papà e mamme. Busi vede la gente in modo orizzontale, democratico, senza gerarchie e gradini: adora il genere umano e odia le classificazioni.

Ha toccato argomenti pungenti come il sesso, la pedofilia, l’eccessiva influenza della Chiesa in Italia, la doppia vita dei politici, la libertà di pensiero e i diritti della persona. Tutto questo in un monologo di più di un’ora che ha conquistato il pubblico, sia per l’estrema libertà con cui Busi dice ciò che pensa, sia per le sue doti di affabulatore, che riesce ad affascinare e a rapire chi lo ascolta, riuscendo a mixare turpiloquio e vocaboli da Accademia della Crusca in un modo affascinante e assolutamente unico.