Nel corso del Consiglio comunale di Carpi di giovedì 25 marzo ha avuto luogo un ampio dibattito sulla locale Fondazione Cassa di Risparmio, con la presentazione di ben quattro documenti ad opera di Alleanza per Carpi, Popolo della Libertà e Pd-Idv. Giliola Pivetti (capogruppo ApC) ha presentato in primis una propria mozione nella quale, richiamando la prossima scadenza degli organi che la gestiscono (Presidente, Consiglio di amministrazione, Consiglio di indirizzo), si chiedeva alla Giunta e al Presidente del Consiglio di promuovere una discussione nel civico consesso “affinché si potesse compiere una verifica di merito sulla gestione, lo stato patrimoniale, le spese di funzionamento, il rapporto con la città della Fondazione, impegnando il Sindaco a riferire in aula sulla composizione delle terne di candidati, i criteri utilizzati e il mandato che intende affidare ai rappresentanti del Comune”. Inoltre il documento di ApC invitava la Fondazione a recedere dalla decisione di richiedere le terne ripristinando la versione precedente dello Statuto (visto che questo meccanismo è altamente lesivo di autonomia, prestigio e autorevolezza delle istituzioni locali) e il Sindaco a farsi portatore di questa istanza. Le due mozioni firmate PdL sono invece state portate da Roberto Benatti all’attenzione del civico consesso: nella prima si chiedeva al Sindaco di costituire una delle terne di sua competenza basandosi sui nominativi indicati dalle minoranze consiliari, “della cui rappresentatività bisogna tenere conto visto che finora le nomine dei consiglieri di indirizzo e d’amministrazione della Fondazione sono state fatte dal Comune attingendo in prevalenza al bacino di persone attivi nel centrosinistra”. Nella seconda mozione invece si invitava l’amministrazione locale a formare un’apposita Commissione di valutazione delle candidature che comprendesse tutti i capigruppo consiliari e avesse come scopo la definizione di criteri di valutazione dei curricula e la loro successiva valutazione sulla base di criteri definiti, impegnando il Sindaco a pubblicizzare graduatorie, curricula e relativi parametri di valutazione e punteggi sul sito web del Comune.

Davide Dalle Ave (capogruppo Pd) ha a sua volta letto il testo di un ordine del giorno da lui firmato assieme al collega Andrea Bizzarri dell’IdV e nel quale ricordava come la Fondazione CRC fosse un soggetto autonomo dotato di personalità giuridica privata e che in questi anni ha svolto una fondamentale azione di sostegno alle azioni amministrative del Comune e di altri soggetti pubblici e privati del territorio in questa fase di carenza di risorse economiche. Il documento Pd-Idv invitava poi gli organi dirigenti della Fondazione ad operare per perseguire l’impegno nell’interesse della comunità locale, a concordare con il Comune una strategia comune, ribadendo la non condivisione del sistema delle terne “che non consente direttamente l’indicazione delle persone nominate dall’ente locale all’interno della Fondazione stessa”.

Aprendo il dibattito Paolo Zironi (Pd) ha ribadito come si stesse parlando di un ente con propria autonomia statutaria e con un’indipendenza da rispettare, che non dovrebbe essere coinvolto in fase di designazione dei suoi organismi dirigenti nella dialettica politica. “Sembra quasi che si debba considerare la Fondazione una cosa nostra, mettendo in discussione il Presidente e il ruolo di questo organismo. Evidenziamo la positività dell’azione di Palazzo Brusati-Bonasi nel campo degli interventi in ausilio a chi è colpito dalla crisi economica”. Giorgio Verrini (ApC) ha esordito invece spiegando come debba essere a suo parere un’oligarchia a prendere le decisioni nelle piccole istituzioni, con ampia discrezionalità decisionale ma anche trasparenza, “ma senza che la stessa persona possa rimanere troppo a lungo: non come il Presidente Ferrari che è al terzo mandato quando lo Statuto dice che ce ne possono essere al massimo due. Il nostro documento è un invito a guardare sotto il tappeto: dobbiamo far passare al vaglio di Consiglio e amministrazione locale quello che la Fondazione realizza con i soldi dei carpigiani”.

Lorenzo Paluan, capogruppo della Lista civica Carpi a 5 stelle-Beppegrillo.it-Prc, ha spiegato dal canto suo di condividere in pieno la mozione di ApC: “siamo autorizzati a dire bene o male della Fondazione senza essere tacciati di minare autonomia e indipendenza della stessa. Ritengo sbagliato il meccanismo delle terne e anche gli altri comuni ci devono seguire nella pubblicizzazione delle scelte dei nominati: competa al Consiglio questa votazione, magari grazie alla nascita della Commissione di valutazione che ha richiesto Benatti. Nel mondo del volontariato questa discussione è stata fatta”. Il consigliere Enrico Gasparini Casari (Lega nord) ha poi preso la parola per dirsi d’accordo con Giliola Pivetti mentre la stessa capogruppo di Alleanza di Carpi ha poi ribadito che in città moltissimi cittadini “non vogliono dire quello che abbiamo scritto nella mozione perchè hanno ricevuto contributi dalla Fondazione o attendono di riceverli. La città è in una condizione di soggezione: noi non attacchiamo l’uomo – ha detto – ma l’esercizio del ruolo del Presidente della Fondazione e di quello dei Consigli di amministrazione e di indirizzo che votano all’unanimità: ma a 500 euro alla volta chi non lo farebbe? A quando progetti approvati senza ottenere genuflessioni permanenti o ritorsioni per chi dissente? Diciamo no alla politica nel Cda della Fondazione ma fuori da esso la politica si deve pronunciare e difendere Carpi. Se diciamo che ci sono perdite ci dicono che sono minusvalenze – ha continuato Pivetti – ma non sapendo su quali azioni si è investito dopo qualche anno queste diventano perdite e basta…Basti pensare che nel Bilancio ci sono ben 800 mila euro per la negoziazione dei titoli…un ente come la Fondazione non deve occuparsi di queste attività, per non parlare della quantità scandalosa di fondi spesi per amministrare sé stessa e mantenere l’apparato, 2,2 milioni ogni anno. Niente trasparenza sugli investimenti e in più la Fondazione condiziona Sindaci e pubblica amministrazione e decide lei il Prg…”.

Maria Viola Baisi (Pd) ha criticato poi il sistema delle terne ma anche la scelta di ApC di chiedere documenti contabili alla Fondazione, che non è obbligata a fornirli. “Il Consiglio comunale in questo caso viene usato come cassa di risonanza: vanno piuttosto condivisi con la Fondazione interventi ed obiettivi per il bene comune e la stessa Commissione di valutazione proposta qui serve solo ad inserire nomine della minoranza. Non ha senso che un partito la chieda e anche dire che negli organismi dell’ente domina il centrosinistra è fuorviante, se così fosse il meccanismo delle terne non sarebbe passato…”. Roberto Arletti (Pd) ha esordito leggendo un articolo della legge istitutiva delle Fondazioni. “Io auspico che il prossimo Consiglio di amministrazione ed il nuovo Presidente della Fondazione recepiscano e facciano tesoro di ciò che sancisce appunto questo e in particolare dove si evidenzia che le Fondazioni devono assicurare il collegamento funzionale con le loro finalità istituzionali e con lo sviluppo del territorio, perchè questa è la loro vera mission. Finora i Comuni e gli altri soggetti ammessi hanno ricevuto solo erogazioni, cioè quanto permesso dal documento programmatico che la Fondazione prepara per la destinazione degli utili guadagnati con la sola gestione finanziaria del patrimonio. In questo modo si sottopone il patrimonio stesso ad un rischio enorme. E’ miope pensare di poter avere solo guadagni da speculazioni con il ‘mordi e fuggi’ ed in un momento di crisi di tutti i mercati finanziari correndo anche il fondato rischio di forte svalutazione dell’intero patrimonio. La partecipazione in Aimag va in questo senso, è un esempio di utilizzo del patrimonio non a fini speculativi ma redditizi”.

Roberto Benatti (PdL) ha spiegato che Gianfedele Ferrari comanda più del Sindaco di Carpi e che il Pd ha provato inutilmente ad imbrigliarlo. “L’ultima cosa che mi sarei aspettato di sentire è il sindacalista Zironi che difende l’industriale Ferrari…Si nota una pochezza del Pd e dell’amministrazione locale che non è capace di esprimere progettualità: faccio mettere a verbale uno studio del 2006 sul Campus della moda dove già si indicava la direzione verso la quale si sarebbe andati. E il Sindaco ci dica i punteggi dei curriculum presentati”. Daniela Depietri (Pd) ha criticato le parole usate per definire la Fondazione come fosse un sistema mafioso e il suo Presidente un uomo del Pd. “E sul terreno agricolo di Santa Croce tante volte citato ricordo che deve passare da questa aula l’eventuale Variante urbanistica al Prg. E’offensivo poi quello che è stato detto su chi chiede contributi a Palazzo Brusati-Bonasi: l’ente locale ha detto la sua su progetti sui quali non era d’accordo e quelli che siedono degli organismi dirigenti si prenderanno le loro responsabilità. Ricordo infine che il 25 giugno in quest’aula tutti hanno votato i criteri per la definizione degli indirizzi per la nomina dei rappresentanti del Comune e del Consiglio in enti, aziende ed istituzioni, anche la minoranza, escluso Paluan”. Stefania Gasparini (Pd) ha invece ribadito l’importanza della difesa della rappresentanza della città da parte del Consiglio nei confronti del Presidente della Fondazione e come il civico consesso debba tenere fermo il pallino sulla politica e non sulla spartizione del potere. Cristian Rostovi (PdL) ha invece sottolineato alcuni dubbi irrisolti, sul fatto ad esempio “che i soldi della Fondazione sono di tutti ma non tutti possono decidere come investirli, così come sul fatto che il Sindaco può dominare suoi rappresentanti nella Fondazione, che però non si può criticare”. Davide Dalle Ave (capogruppo Pd) ha puntualizzato ruoli e responsabilità diverse tra Consiglio e Fondazione, ribadito l’importanza dell’impegno di Palazzo Brusati-Bonasi a favore della città negli ultimi anni.

Il capogruppo del Popolo della Libertà Roberto Andreoli ha esordito ricordando la ‘santità’ della Fondazione, a cui la città deve gratitudine per quello che ha fatto ad esempio per il centro storico. “Mi sembra che a differenza di quanto detto da qualcunoquesto Consiglio sia il luogo deputato per dibattere del suo ruolo: vogliamo intervenire, nell’alveo delle competenze del civico consesso. La stessa delibera approvata il 25 giugno non era una delega in bianco al Sindaco: la richiesta contenuta nell’odg del nostro gruppo si configura come una variante a questa proposta votata assieme a suo tempo. Le minoranze chiedono di essere rappresentate: la sudditanza tra Fondazione e organi istituzionali può modificarsi se questo avviene. Lo chiediamo pubblicamente in questa sala e una maggiore trasparenza crediamo possa eliminare anche alcuni dei dubbi sollevati da Pivetti”.

Il Sindaco Enrico Campedelli, chiudendo il dibattito, ha dal canto suo spiegato come la discussione non andasse fatta sui bilanci ma sugli indirizzi e sul rapporto della Fondazione con la città, “temi su cui possiamo dire la nostra pur ricordando che sono gli organismi dirigenti dell’ente a risponderne. Il Consiglio comunale può sollecitare una maggiore apertura ed accessibilità, più trasparenza e un maggior dialogo con la città, ma non può fare di più, nel rispetto dei rispettivi ambiti di intervento. Abbiamo manifestato contrarietà sulle terne ma la maggioranza dei rappresentanti che siedono in Fondazione ha nella sua autonomia votato a favore. Il Testo unico sugli enti locali dice che io comunque, legittimato dal voto di 22mila cittadini, posso scegliere anche fuori dalle indicazioni delle terne”. Sul terreno di S.Croce acquistato dalla Fondazione il Sindaco ha ribadito come questo sia agricolo e non siano previste nel Prg ipotesi edificatorie, mentre sul Campus della moda il primo cittadino ha ricordato come vada ad integrarsi con Carpiformazione e come questo soggetto debba puntare alla formazione di cui le imprese locali hanno bisogno. “Non costruiamo mostri che non ci sono, diamo suggerimenti come Consiglio comunale e senza difficoltà discutiamo anche dei settori di intervento della Fondazione, sempre nel rispetto però di chi è stato nominato”.

Al momento del voto la mozione di ApC ha ottenuto i voti di ApC, Leganord, Lorenzo Paluan, e il no di Pd, PdL e Idv; la mozione PdL sulla rappresentanza il sì di PdL e Lega nord e il no dei restanti gruppi; la mozione PdL sui criteri il sì di PdL, Lega nord, Lorenzo Paluan e ApC, con il no di Pd e Idv; l’ordine del giorno Pd-Idv l’ok dei presentatori e il no dei restanti gruppi consiliari, venendo quindi approvato.