Umidità nemica dell’influenza. Il virus portatore di questo malanno di stagione, infatti, ha uno stretto legame con l’umidità: quando quella ‘assoluta’ è bassa – come accade nei mesi più ‘caldi’ dell’epidemia, cioè gennaio e febbraio – il patogeno sopravvive più a lungo e i tassi di trasmissione aumentano. Lo rivela uno studio condotto dai ricercatori dell’Oregon State University e pubblicato su ‘Pnas’.

Da tempo gli scienziati sospettavano un legame tra umidità e trasmissione dell’influenza, ma le indagini si erano finora concentrate sull’umidità relativa, spiega Jeffrey Sharman. Questo valore però varia con la temperatura, mentre l’umidità assoluta indica il quantitativo di acqua presente nell’aria indipendentemente dalla temperatura stessa. La ricerca ha rianalizzato i dati di uno studio del 2007 pubblicato su Plos Pathogens, che aveva individuato un tenue legame tra la trasmissione dell’influenza e l’umidità relativa. Il team di Sharman ha usato i dati dei colleghi sostituendo l’umidità relativa con quella assoluta. E scoprendo così “una correlazione sorprendentemente forte” tra l’umidità assoluta e il virus influenzale.

“Quando l’umidita’ assoluta è bassa – spiega lo studioso – la sopravvivenza del microrganismo risulta prolungata e i tassi di trasmissione aumentano”. In generale, dunque, non è un caso se ci sono più infezioni quando il clima è più freddo e asciutto, concludono gli autori. Ma per battere un’infezione il segreto è dormirci sopra.

A sviscerare la relazione tra sonno e risposta immunitaria è uno studio italo-americano, frutto di dieci anni di collaborazione tra la Statale di Milano e l’Università del Michigan (Usa). Dormire potenzia la risposta immunitaria che, una volta attivatasi, fa dormire più a lungo, rendendo però il sonno anche più frammentato. Ma perché il sonno si modifica quando il nostro organismo deve combattere un’infezione?
A svelare i misteri dell’effetto ‘scudo’ del riposo sono stati Luca Imeri, della Facoltà di medicina dell’università degli studi di Milano, e Mark Opp, della Facoltà di medicina dell’università del Michigan, in un articolo che apparirà domani su ‘Nature Reviews Neuroscience’ online (a marzo sulla versione cartacea della rivista). Sonno e risposta immunitaria sono legati a doppio filo da una relazione dalla quale dipendono, ad esempio, la sonnolenza che accompagna un episodio influenzale. Ma anche la ridotta efficacia di una vaccinazione in caso di riduzione del sonno nello stesso periodo. Un ruolo chiave spetta a molecole come l’interleuchina-1 e altre citochine, indotte dall’attivazione immunitaria. In passato si riteneva che l’interleuchina-1 fosse un prodotto del sistema immunitario, attiva sostanzialmente solo a questo livello.

“Oggi – scrivono i ricercatori – sappiamo invece che è prodotta, presente e attiva anche a livello cerebrale, sia in condizioni di normalità, sia di malattia”. Le ricerche guidate da Luca Imeri e Mark Opp hanno dimostrato che proprio l’interleuchina-1 agisce direttamente sui neuroni che regolano il sonno e i neurotrasmettitori – come la serotonina – usati dai neuroni per comunicare tra loro.


Fonte: Adnkronos