E’stata votata giovedì 6 settembre dal Consiglio comunale di Carpi la sottoscrizione del nuovo Patto di sindacato tra i soci pubblici e Aimag spa. Le azioni ordinarie dell’azienda multiservizi sono per la quasi totalità possedute da 22 comuni (solo il 2,5% è di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola): Carpi in particolare ha poco più del 31%.

Il nuovo Patto di sindacato (quello sottoscritto in precedenza era del 2000) prevede un vincolo per i soci pubblici che impedisce loro di scendere sotto al 60% della compagine azionaria (in precedenza era il 51%): e anche in caso di vendita di quote da parte di un comune gli altri si impegnano a non scendere sotto il 60%. Nei mesi scorsi grazie all’ingresso di due soci privati che hanno acquistato azioni correlate di Aimag si è evitata la gara per la gestione di raccolta e trasporto dei rifiuti (la concessione scadrà nel 2021) e del servizio idrico integrato (2016). Il servizio di gestione del gas invece andrà a gara nel 2011. Nel 2008 si aprirà invece la gara per la ricerca di un partner strategico industriale a cui alienare il 25% delle quote azionarie dei comuni (un ulteriore 5% è destinato all’azionariato diffuso).

Nel nuovo Patto di sindacato un organismo direttivo di cui faranno parte tutti i 22 soci pubblici eleggerà un Presidente che rimarrà in carica per 5 anni: le decisioni verranno prese a maggioranza, in prima istanza semplice e in seconda battuta considerando le quote possedute. La Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi è interessata all’acquisto del 7.5% delle quote di Aimag (alle Fondazioni bancarie nel 2000 venne destinata la quota del 10%) ma chiede di inserire una clausola di garanzia: se i soci pubblici decidessero di scendere sotto il 50% le proprie quote dovrebbero essere messe a gara, in caso di richiesta da parte dei comuni. Il Comune di Carpi (lo ha detto il capogruppo di Forza Italia Roberto Andreoli durante il dibattito) percepisce dai 500 ai 900 mila euro l’anno grazie ai dividendi delle azioni Aimag da esso possedute, che hanno un valore stimato di circa 15 milioni di euro. Il valore dell’azienda è stato stimato invece (lo ha detto anch’esso in sede di dibattito l’assessore all’Ambiente Mirco Arletti) in 124-130 milioni di euro.

Lorena Borsari (capogruppo Gci) aprendo la discussione ha ripercorso in modo anche critico le scelte fatte nel recente passato dall’amministrazione comunale su Aimag, sottolineando come sia necessario trovare un partner strategico che favorisca un posizionamento futuro della società tale da garantire all’azienda multiservizi continuità e gli investimenti necessari per lo sviluppo: “anche se rimane la diffidenza tipica della sinistra verso il mercato e lo dimostra la decisione di mantenere il 60% delle azioni in mano pubblica, una sorta di muro. Si avvia comunque con questo atto fondamentale dopo 8 anni la liberalizzazione di Aimag a vantaggio del coinvolgimento del territorio, con il quale non si governa contro ma si gestisce insieme. La maggioranza poi si presenta divisa e perplessa, se mancasse anche solo un voto a favore sarebbe necessaria una verifica politica interna”.
Il Sindaco Enrico Campedelli ha ribadito che il Comune punta a consentire ad Aimag, “azienda sana e vicina ai cittadini, un ulteriore salto di qualità: con il nuovo Patto l’amministrazione comunale deve poter dire la sua e lo avevamo già scritto nel programma elettorale della maggioranza che ha poi vinto le elezioni. Il partner privato e il coinvolgimento eventuale delle fondazioni emiliane e anche lombarde serve per fare crescere l’azienda, ad esempio sui temi dell’energia e delle reti informatiche. Dicemmo di no a Rifondazione comunista che nel 2004 ci chiedeva di mantenere il 100% pubblico ma ora non si privatizza. Non possiamo rinviare ancora la discussione con l’Istruttoria pubblica che chiede Valentini”.
Il Direttore generale del Comune Giordano Corradini ha ribadito che “non si vende il 25% di Aimag o delle reti idriche e dei pozzi, ma la corrispondente quota di un servizio di gestione e manutenzione che rimane comunque controllato dal pubblico. Le tariffe poi non le decide Aimag ma i comuni consorziati in Ato”.
Per Stefano Garuti della Margherita “il percorso compiuto da questa maggioranza è lineare, un partner industriale è la migliore garanzia per i cittadini che si ottengano buoni risultati e si facciano i loro interessi, rafforzando i legami di Aimag con il territorio”.
Paolo Zironi (Ds) ha detto dal canto suo di non ritenere necessaria l’Istruttoria pubblica. “In sede di discussione del Bilancio 2008 ci sarà l’occasione per un confronto con i cittadini sulla questione e sui temi di una possibile aggregazione di Aimag con altre aziende più grandi, in attesa che si discuta a livello nazionale la legge delega sui servizi pubblici che è all’esame del Senato”.
Roberto Andreoli (capogruppo Fi) ha spiegato invece che “allontanare sempre la data di messa a gara dei servizi pubblici dimostra il terrore dell’amministrazione comunale che arrivi questo giorno, quando i beneficiari saranno i cittadini. E’scellerato poi che si passi dal 51 al 60% della quota azionaria che fa riferimento al Patto di sindacato: i dividendi che entrano nelle casse comunali sono una tassa occulta sui cittadini, che ogni anno vedono alzarsi le tariffe. La ricerca di un partner industriale per il 25% è un percorso tardivo, e questi entrerà se avrà un’adeguata remunerazione del capitale, che si potrà ottenere solo aumentando le tariffe. E a cosa serviranno poi, per quali progetti e quali priorità i milioni di euro incassati dalla vendita di queste azioni? Un’Istruttoria pubblica a mio parere potrebbe servire per garantire più delucidazioni ai cittadini, basta una settimana a convocarla…”
Massimo Valentini (Rifondazione comunista) ha presentato in aula una sua proposta di ordine del giorno (firmata anche da Cesare Galantini di Sd) con la quale chiedeva che, per permettere ai cittadini di formarsi una propria opinione, il Sindaco convocasse come previsto dal Regolamento della Partecipazione una Istruttoria pubblica sulla cessione delle azioni ordinarie, prima di decidere. “In altri centri ci sono imprese multiservizi che sono completamente in mano pubblica e con gestioni in house: perché non applicare quanto previsto dallo Statuto comunale e domandare alla città cosa ne pensa? Lo spazio pubblico è sotto attacco, chi gestisce anche con il 25% non rischia niente, punta a fare cassa aumentando le tariffe, mentre la classe dirigente si guadagna prebende e posti in cda. Altro che liberalizzazioni, questo è un regalo”.
Il capogruppo Ds Simone Tosi è intervenuto per dire che “questa scelta è ponderata e strategica: in questi anni Aimag ha migliorato la rete, investendo e realizzando l’industrializzazione dei servizi. Non stiamo privatizzando: quando al pubblico era garantito il 51% questo infatti era vendibile in toto, mentre ora il 60% è invece vincolato in mano pubblica. Il patrimonio di Aimag è dei cittadini e non è il caso di fare un dibattito ideologico su temi nazionali agitando la clava della partecipazione, l’ordine del giorno di Valentini è strumentale e ostruzionistico”.
L’assessore all’Ambiente Mirco Arletti ha ribadito che “in un contesto in cui Hera e altre imprese puntano a strategie di aggregazione per competere sul mercato globale dell’energia noi mettiamo il 25% sul mercato con una gara vera, per valorizzare i risultati di Aimag e il suo patrimonio, e per garantire lo stesso valore delle azioni che sono dei cittadini. Chi dice che sarà il privato a decidere le tariffe dice una bugia: è Ato, partecipata dai Comuni, a farlo. E ricordiamoci che conferimmo a suo tempo ad Aimag una rete idrica colabrodo perché non avevamo risorse per gli investimenti”.

Al momento del voto l’odg di Valentini-Galantini non è stato approvato essendo stato votato solo dai firmatari, Fi, Lega nord, Ltc, con l’astensione di An e il voto contrario di Ds, Margherita, Pdci, Verdi, Gci. La delibera relativa al nuovo Patto di sindacato ha ottenuto invece l’ok di Ds, Margherita, Pdci, Verdi, Sd, Gci e il no di Rc, Fi, Lega nord, An e Ltc.