“L’accusa lanciata attraverso una lettera che è giunta anche alla nostra associazione – dichiara Massimo Becchi Presidente di Legambiente Reggio Emilia – di avere affossato negli ultimi anni il lavoro della polizia provinciale è corretta e basta guardare cosa è accaduto in questo lasso di tempo sulla vigilanza ambientale per capire come un gruppo di agenti preparati è stato riconvertito in attività di rappresentanza a scapito della qualità ambientale”.

“L’inefficienza di queste persone – 17 in totale fra cui de autisti della Provincia – l’abbiamo sperimentata anche noi volontari a cui è stato impedito di partecipare, come Guardie Ecologiche Volontarie di Legambiente, ad attività congiunte di vigilanza, cosa che prima dell’avvento dil comandante Alessandro Merlo era invece possibile, raddoppiando in alcuni casi i servizi effettuati dai vigili stessi, che si avvalevano della collaborazione delle guardie ecologiche. Ma basta andare sul torrente Enza durante i fine settimana per vedere come gruppi di albanesi e rumeni catturano a mano in acqua le trote da sotto i sassi e se ne vanno impuniti con borse di pesce. Solo ora alcuni vigili si sono accorti dei prelievi abusivi d’acqua: ci piacerebbe sapere se chi prelevava è stato colto sul fatto è se è solo il solito bluff del comandante per fare vedere che fanno qualcosa di fronte alle accuse di inefficientismo”.

“Chiediamo all’Assessore Alfredo Gennari – continua Becchi – di dirci in otto anni di gestione Merlo (ricordiamoci che il comandate è sotto inchiesta per reati ambientali) del corpo dei vigili come mai le sanzioni emesse sono crollate (e molte altre vengono archiviate o dimenticate per 5 anni), quante sono state e cosa ha intenzione di fare di fronte ad una situazione di questo tipo, in cui si paga un comandante per non fare lavorare i vigili stessi, che altrimenti, come è accaduto, se agiscono sul territorio rischiano pure di andare sotto commissione d’ inchiesta”.

“Quando ci sono questioni ambientali serie – conclude Becchi – l’unica certezza è che i vigili sono da un’altra parte o non sono disponibili: la maggior parte dei reati accade di notte, come le escavazioni abusive di sabbia sul Po, o il bracconaggio che è sempre all’ordine del giorno in appennino, anche all’interno del parco nazionale. Il nostro territorio ha bisogno di questa vigilanza. Chiediamo inoltre di poter collaborare come guardie ecologiche con i vigili, cosa che ci è sempre state preclusa senza una reale motivazione”.