Nell’ambito delle celebrazioni per il 25 aprile, la Provincia di Reggio ha deciso di aprire eccezionalmente al pubblico la struttura che per anni ha ospitato l’Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio, alle spalle della chiesa della Ghiara e a cui si accede da vicolo dei Servi.

La struttura, che fa parte del patrimonio della Provincia, presenta caratteristiche di notevole rilievo dal punto di vista storico architettonico. Nella giornata festiva di mercoledì 25 aprile sono dunque stati fissati quattro turni di visita durante i quali altrettanti gruppi, di venti persone ciascuno, potranno scoprire uno dei luoghi meno conosciuti del centro storico reggiano, accompagnati dall’esperto commento degli architetti Mauro Severi e Maicher Biagini.
Le visite partiranno alle ore 16, 16.30, 17 e 17.30 dall’ingresso di vicolo dei Servi, dove gli interessati potranno radunarsi fino al raggiungimento del numero massimo consentito.
Per informazioni e prenotazioni è possibile rivolgersi all’assessorato Cultura e Paesaggio della Provincia (via Vicedomini, 3); telefono 0522.444 446, 0522.444 418 oppure 0522.444 416.
L’ex Opg di Reggio vedrà prossimamente un ulteriore momento di valorizzazione, grazie all’apertura temporanea di due padiglioni per l’allestimento di due delle numerose mostre previste dalla seconda edizione della grande kermesse “Fotografia europea 2007”, opportunità nata da una collaborazione tra Comune e Provincia di Reggio.

Da convento a Ospedale psichiatrico giudiziario. L’imponente edificio è nato come convento ad opere dei Padri della Missione. I lavori ebbero inizio alla fine del 1600 e i Padri della Missione cominciarono a insediarsi nella superficie libera tra le mura e il bastione rinascimentale di San Zenone dal 1675, acquistando case e terreni in prossimità di via Franchi. Con ulteriori acquisizioni e lasciti, si attestarono su due isolati, facendo realizzare poi un ingresso nuovo su via Franchi da Giambattista Cattani, detto Cavallari, architetto già impegnato nella Basilica di San Prospero, nella Cattedrale, autore della chiesa del Cristo e coinvolto nel restauro di quella di San Zenone. Dopo varie fasi, la fabbrica venne ad assumere una pianta a U, aperta sul lato sud, dove si progettò la costruzione di una chiesa mai realizzata al posto delle case a schiera di via del Portone.
Nel 1797, il convento della Missione venne soppresso per ordine di Napoleone Bonaparte. Una decisione che bloccò i piani edilizi dei religiosi e chiuse per sempre la loro presenza e attività a Reggio Emilia.
A inizio Ottocento, l’architetto Domenico Marchelli studiò la trasformazione del convento in carceri.
Nel 1821 la casa dei Padri è censita come “Carceri della Missione” e nei decenni successivi al figlio di Marchelli, Pietro, si affidano interventi di restauro e adattamento della struttura, documentati fino al 1847. Nel 1852 Pietro Marchelli compie rilievi grafici di tutto il complesso; gli elaborati sono oggi custoditi nell’Archivio di Stato di Reggio.
Al 1896 risale la trasformazione del carcere in manicomio criminale, con ulteriori lavori fino alla costruzione, nel 1910, dei quattro nuovi padiglioni nell’area ovest già occupata dal baluardo di San Zenone. Costruiti con edilizia militare e recintati da alte mura, diedero caratteristiche alla struttura conformi alle indicazioni mediche e logistiche in materia di manicomi criminali poi giudiziari, permettendo la limitazione di condizioni di promiscuità tra diverse categorie di internati.
Fu il terzo dei manicomi di Stato in Italia e rimase attivo, come Ospedale psichiatrico giudiziario, fino agli anni Novanta quando i ricoverati vennero trasferiti nella nuova struttura di via Settembrini.