Violenza sessuale di gruppo e morte come conseguenza di altro reato: sono i reati di cui dovranno rispondere otto dei dieci ragazzi di Castelnovo Monti indagati per la morte di Giacomo Li Pizzi. Questa mattina il pubblico ministero Maria Rita Pantani ha ufficialmente chiesto il rinvio a giudizio.

‘Nessuna sorpresa’, così ha commentato l’avvocato difensore Domenico Noris Bucchi. Tra un paio di mesi il gip, a seguito della richiesta depositata dal pm, fisserà l’udienza preliminare nella quale valuterà se disporre il rinvio a giudizio. In questo caso, prenderà il via il processo.

La mattina del 20 agosto scorso il corpo del giovane venne trovato senza vita ai piedi della Pietra di Bismantova. Nella notte il 21enne aveva preannunciato il suo gesto disperato alla madre inviandole un sms in cui le chiedeva perdono.

Il giorno dei suoi funerali, un amico del ragazzo si confidò con il vice sindaco del paese: gli raccontò che Giacomo era stato vittima di gravi atti di nonnismo durante la festa per la vittoria dell’Italia ai mondiali, la sera del 9 luglio.

Teatro dell’episodio il locale Gasoline di Castelnovo Monti. Scherzi osceni filmati con un telefonino per poi ricattare Giacomo. Da qui partirono le indagini della procura reggiana che arrivò a indagare dieci giovani del paese, praticamente coetanei della vittima.
Nelle settimane scorse i genitori di Giacomo, rappresentati dall’avvocato modenese Vittorio Rossi, avevano annunciato che si costituiranno parte civile, convinti che qualcosa abbia indotto il figlio al suicidio.

Indagine parallela a questa, condotta sempre dal pm Pantani, quella sui roghi dolosi appiccati sull’Appennino tra il giugno 2005 e il maggio 2006. Degli otto ragazzi indagati, tre sono coinvolti anche nell’inchiesta sul suicidio di Li Pizzi. Al gruppo vengono contestati 13 incendi. Stamattina la chiusura delle indagini. Tra venti giorni la richiesta di rinvio a giudizio.