Nei cinque anni considerati dall’indagine (2001-2005) gli incidenti mortali a Modena sono stati 94 di cui 48 costituiti da infortuni mortali cosiddetti in itinere (nel tragitto casa-lavoro-casa) e stradali in genere, mentre 46 sono effettivamente accaduti in occasione e nei luoghi di lavoro. La maggior parte di questi ultimi sono avvenuti in edilizia (19) e in agricoltura (13) soprattutto per “cadute dall’alto” e “ribaltamento di trattore”. Nel 2001 gli infortuni mortali sono stati 21, 20 nel 2002, 21 nel 2003, 14 nel 2004 e 18 nel 2005.


I settori a maggior frequenza infortunistica sono, in ordine decrescente, il minerario-ceramico, le lavorazioni agricole industriali, macelli e alimenti, le lavorazioni del legno e l’edilizia mentre quelli a maggior gravità risultano essere l’edilizia, il legno, i trasporti, le lavorazioni agricole industriali e alimentari e il minerario-ceramico.
Gli indici medi, a partire dal 94-96, mostrano una tendenza alla riduzione particolarmente marcata nei settori tradizionalmente considerati a maggior rischio, dove si sono anche più concentrate le attività di prevenzione e di repressione. Riduzione che risulta ancora più marcata negli ultimi anni.
La provincia di Modena, confrontata con le altre province della regione, si colloca all’ottavo posto per frequenza infortunistica (solo Piacenza ha frequenze inferiori) e all’ultimo per gravità (si calcola considerando le giornate di lavoro perse) guadagnando in entrambi i casi una posizione rispetto all’anno precedente.
Su base nazionale, invece, Modena si trova 17ª posizione per gli infortuni lievi (con sola inabilità temporanea), 86ª per quelli più gravi (comprendenti tra le conseguenze anche il riconoscimento di invalidità permanenti) e 82ª per gli infortuni mortali.

Per le malattie professionali i dati dell’Inail fanno emergere nel 2004-2005 un tendenziale aumento delle denunce, in flessione nel 2006 (1289 denunce rispetto alle 1484 dell’anno precedente), seppur nel quadro di una ridotta proporzione di casi indennizzati, che oscilla tra il 12 e il 15 per cento circa negli anni tra il 2001 e il 2005. E’ utile precisare – spiegano gli esperti di medicina del lavoro – che l’aumento delle malattie professionali denunciate all’Inail e all’Azienda Usl non è di per sé indice di una reale maggiore incidenza di patologie da lavoro rispetto al passato, ma può invece essere espressione di una maggiore adesione dei medici alle corrette prassi di denuncia all’organo di vigilanza e di certificazione all’ente assicuratore dei casi di malattia professionale certi o sospetti.
La malattia più frequentemente denunciata è ancora l’ipoacusia da rumore (sordità), ma sono in forte aumento le malattie muscolo scheletriche (di solito tendinopatie e artropatie) da movimenti ripetitivi degli arti superiori e da movimentazione manuale di carichi che richiedono impiego di sforzo fisico e velocità. Nel 2006, per esempio, sono state 46 (3,6 per cento del totale) le denunce relative al comparto “trasporti-facchinaggio”.
“In conclusione – sostengono i tecnici – se alcuni dati sembrano mostrare risultati positivi e conferme sull’efficacia delle misure preventive adottate, anche a seguito dell’estendersi e consolidarsi dell’applicazione della legge 626 sulla sicurezza, altri segnali sottolineano invece la necessità di fare di più, innovando le metodologie di intervento, incrementando la vigilanza e l’assistenza, promuovendo la diffusione della “cultura della prevenzione” in tutti gli ambienti di lavoro e verso tutte le figure e i soggetti coinvolti”.