Dal 26 febbraio al 23 aprile attori, scrittori, registi si avvicenderanno nella 15esima edizione della rassegna di letture VivaVoce, quest’anno dedicata ai testi della letteratura contemporanea che si sono ‘sintonizzati’ sui tempi della fine.


Tiziano Scarpa e Stefano Benni, Elio De Capitani e Claudia Castellucci, Danio Manfredini e Moni Ovadia saranno i protagonisti della 15esima edizione di VivaVoce, la rassegna di pubbliche letture in programma a Modena dal 26 febbraio al 23 aprile, sempre alle 21, per iniziativa di Emilia Romagna Teatro Fondazione e della Fondazione Collegio San Carlo (ingresso gratuito, attestati di partecipazione su richiesta, informazioni ai numeri 059 421210 e 059 2136020 e nel sito internet Fondazione San Carlo).

Racconti sui tempi della fine è il filo conduttore che ha guidato le scelte dei testi presentati nei sei incontri serali di lettura. Come facendo il verso al sentimento diffuso di dissoluzione della cultura e ai proclami di fine della storia, VivaVoce attraverserà l’orizzonte narrativo del secolo selezionando racconti di disastri, estinzioni, stermini, apocalissi e azzeramenti dell’io e del mondo.
Ad aprire la rassegna è il diavolo in persona che nel racconto di Isaac B.Singer ‘La distruzione di Kreshev’, letto dallo scrittore Tiziano Scarpa, si compiace di raccontarci come ha saputo accelerare con poche mosse da maestro di scacchi la fine di un pacifico villaggio polacco.
Compariranno falsi Messia che predicano la purificazione attraverso la discesa nell’abisso del peccato, demoni che suggeriscono un vivere ignavo e accidioso, incapace di resistere alla barbarie, come nel ‘Doktor Faustus’ di Thomas Mann restituito dalla voce del regista e attore Elio De Capitani, mostri deliranti dalla coda di serpente che orchestrano tornadi di grandine e di insetti, come nella piccola apocalisse visionaria di Stefano Benni letta in una soluzione di brevi testi deliranti o grotteschi di O’ Brian, Cortazar, Orkeny, Manganelli, Landolfi, Campanile.
Virando verso le catastrofi della storia, la rassegna farà ascoltare attraverso la voce di Danio Manfredini la bellezza sensuale della rivoluzione e l’allegria insolente dei fedayn palestinesi descritti da Jean Genet, mentre Moni Ovadia ripercorrerà le movenze umoristiche del ritorno a casa di Primo Levi, la sua “tregua” tra Auschwitz e l’insanabile contagio della violenza.
Fra tante soluzioni finali collettive, spiccherà un unico annullamento certo e individuale, il perfetto zero, “magnifico e rotondo come una palla”, cui sono felicemente volti i personaggini di Robert Walzer, il più lieve dei narratori affidato alla lettura di una delle più rigorose sperimentatrici del teatro italiano, Claudia Castellucci.