Da più parti si è avanzato il timore che gli sgravi decisi a livello centrale sulla tassazione Irpef ed i positivi ritocchi riguardanti gli assegni familiari possano finire per essere annullati dai rincari delle addizionali determinati a livello regionale e comunale.

Questa preoccupazione sembra particolarmente rilevante per i residenti nel comune di Modena, a causa del manifestarsi congiunto di un significativo incremento sia dell’addizionale regionale che di quella comunale, che certamente peggiora i benefici complessivi che si sarebbero potuti avere con la semplice applicazione delle decisioni governative.

Per questo il CAPP – Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche della facoltà di Economia “Marco Biagi” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, utilizzando i dati raccolti con l’indagine sui redditi delle famiglie del comune di Modena svolta dal medesimo nel 2003 si è esercitato nel determinare l’impatto che sulla distribuzione del reddito nel comune di Modena avrà l’esplicarsi congiunto delle 5 fondamentali manovre: le riforme dell’Irpef e dell’assegno al nucleo familiare decise con la Finanziaria 2007, i ritocchi alla contribuzione pensionistica, l’incremento dell’addizionale regionale all’Irpef deliberato dalla Regione Emilia Romagna lo scorso dicembre e, infine, l’aumento dell’addizionale comunale all’Irpef.

Va detto subito che a Modena più dell’80% dei 36.000 contribuenti si colloca al di sotto dei 30.000 euro annui.
“Un’analisi degli effetti delle misure di politica tributaria e di trasferimento condotta osservando quello che succede per figure tipo di contribuenti – chiarisce subito il prof. Massimo Baldini, docente di Scienze delle Finanze all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e curatore del Rapporto- potrebbe apparire esemplificativa e chiara come lettura, ma può anche condurre a risultati fuorvianti e ad interpretazioni errate, perché non dice quanto i vari casi considerati siano davvero rappresentativi”.

Statisticamente è assai più corretto perciò, sulla scorta della distribuzione dei contribuenti modenesi ricavata dall’indagine del CAPP, suddividere il popolo dei contribuenti per quintili (ogni quintile comprende il 20% dei residenti nel comune: il primo contiene il 20% più povero, il quinto il 20% più ricco) di reddito disponibile familiare equivalente, che si ottiene sommando tutti i redditi netti della famiglia e dividendo il risultato per una scala di equivalenza usata per il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica (ISE).

Applicando questa operazione si ha che gli effetti della manovra nazionale si riverberano positivamente sui primi quattro quinti dei residenti, i quali beneficiano di una riduzione del prelievo Irpef, mentre il 20% più ricco deve, in media, pagare un’imposta personale più elevata rispetto all’anno precedente. E malgrado i significativi incrementi delle addizionali locali, circa la metà dei residenti nel comune di Modena beneficerà comunque di un incremento di reddito disponibile a seguito delle rimodulazioni dell’Irpef e dell’assegno al nucleo familiare stabilite dalla Finanziaria per il 2007.

“Mentre a livello nazionale la riforma dell’Irpef produce sgravi più significativi per le famiglie con reddito medio-basso, che cioè si collocano nel secondo e nel terzo quintile, nel comune di Modena – spiega il prof. Massimo Baldini, docente di Scienze delle Finanze all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – il beneficio percentuale raggiunge il livello massimo presso il quintile più basso. La ragione di questa differenza sta nelle diverse caratteristiche della distribuzione dei redditi modenese rispetto a quella italiana nel suo complesso. A Modena sia il reddito medio che il tasso di partecipazione al mercato del lavoro sono decisamente superiori ai valori medi nazionali. Ne deriva una diffusione molto inferiore del fenomeno dell’incapienza. In altre parole, i poveri a Modena hanno redditi superiori a quelli dei poveri in Italia, quindi spesso pagano Irpef e beneficiano di una riduzione dell’imposta”.

Più in particolare se consideriamo solo la variazione di Irpef e assegno, allora il 74% dei modenesi beneficia di un incremento di reddito disponibile, percentuale che cresce all’81% tra gli individui che vivono in famiglie in cui è presente almeno un minore. Se, invece, aggiungiamo anche l’effetto delle variazioni delle addizionali locali, allora la quota di persone con reddito in aumento ovviamente si riduce, ma non di molto: del 20% su tutto il campione, del 12% per quelle con figli. Considerando, poi, anche gli aumenti di contributi (0.3% per i lavoratori dipendenti e 2% per autonomi), c’è ovviamente un’ulteriore diminuzione del numero di chi ottiene uno sgravio netto, ma ancora circa il 42% dei residenti rimane comunque beneficiario netto, percentuale che cresce al 60% tra chi vive in nuclei con almeno un minore.

“A livello globale, dunque, – commenta il prof. Paolo Bosi, ordinario di Scienze delle Finanze all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e Direttore del Capp – quasi metà degli individui residenti nel comune di Modena vive in famiglie che beneficiano di un aumento del reddito disponibile anche al netto degli incrementi delle addizionali locali e dei contributi. Questa percentuale sale a due terzi se consideriamo solo le famiglie con minori”.

Ma cosa succede nel concreto con l’applicazione delle diverse manovre (Irpef, assegni familiari, contributi, addizionale regionale, addizionali comunale) per alcune figure tipo, ovvero dove si colloca il punto di pareggio che divide i beneficiari da quanti ci rimettono?
– Era già noto che una quota della popolazione, la più ricca, avrebbe subito una riduzione di reddito disponibile a causa delle misure decise in Finanziaria. Se consideriamo l’impatto delle sole misure decise a livello centrale, infatti, il 20% più ricco della popolazione modenese subisce una riduzione del reddito. Per gli altri quintili, il guadagno percentuale è più alto per i poveri, poi decresce ma rimane positivo.
– Aggiungendo l’impatto degli incrementi delle addizionali locali tutti i quintili vedono ovviamente ridursi i guadagni, che per il quarto quintile si trasformano in media in una perdita.
– Gli aumenti delle addizionali locali, però, non annullano i benefici degli sconti decisi a livello centrale per i redditi medio-bassi.
– Infine, se consideriamo anche la variazione dei contributi previdenziali, i guadagni si assottigliano ulteriormente, ma restano positivi per i primi tre quintili.

Conclusioni
“Gli aggravi delle addizionali locali – commenta il prof. Massimo Baldini – sono tali da annullare l’impatto positivo delle modifiche Irpef e assegni familiari solo per una quota minoritaria della popolazione. I benefici saranno però in genere di entità molto modesta e saranno avvertiti solo dalle famiglie dei dipendenti a basso reddito con minori. Se considerate singolarmente, inoltre, tutte le quattro manovre qui esaminate (variazione di Irpef, assegno, addizionale locale e comunale) hanno un impatto progressivo sulla distribuzione del reddito, riducendone la disuguaglianza”.