Si svolge domani, martedì 13 febbraio, presso l’aula magna del Policlinico di Modena, il convegno promosso dal Sindacato Funzione Pubblica Sanità dellaCgil regionale sul tema delle professioni sanitarie e delle nuove forme di organizzazione del lavoro.


Alla presenza dei direttori generali di Azienda Usl e Policlinico Caroli e Cencetti, del preside della facoltà di Medicina Tomasi, del Sindaco di
Modena Pighi e di numerosi operatori sanitari in rappresentanza delle principali strutture dell’Emilia-Romagna, saranno avanzate le proposte della Cgil per una migliore e più funzionale organizzazione del lavoro, al
passo con i tempi, con le profonde modificazioni delle reti e delle strutture sanitarie, con l’evoluzione tecnologica di macchinari e
strumenti, con la stessa formazione delle professionalità.

Il convegno è presieduto da Oscar Zanasi segretario generale FP/Cgil Modena, conclude i lavori Rossana Dettori responsabile Sanità FP/Cgil nazionale. Numerosi gli interventi previsti di sindacalisti, dirigenti sanitari, dirigenti del Servizio sanità regionale, medici e operatori
sanitari.

“E’ innegabile – spiega Alfredo Maglitto responsabile FP/Cgil Sanità di Modena che terrà domani la relazione d’apertura – come il sistema sanitario regionale, e a ricaduta quello provinciale, sia stato investito negli ultimi 10-15 anni da un profondo processo di mutamento e da una vistosa
accelerazione sia nel modello organizzativo (la riorganizzazione delle Ausl in aziende pubbliche con personalità giuridica, il passaggio dai reparti ai
dipartimenti, la razionalizzazione delle rete ospedaliera basata sul modello integrato “hub and spoke”) sia nell’innovazione tecnologica, basti
pensare all’investimento iniziale in tecnologia strumentale all’ospedale di Baggiovara che ammonta a 70.000 euro a posto letto”.

Mutamenti altrettanto significativi hanno investito anche la stessa formazione degli operatori sanitari non medici, ai quali è richiesta la laurea con conseguente elevazione della professionalità infermieristica, ma anche di indubbie aspettative di realizzazione nel lavoro.

Quanto hanno influito questi mutamenti nel rapporto di lavoro medici infermieri?
“Praticamente nulla – commenta Maglitto – poiché il modello organizzativo è rimasto quello di 20 anni fa (o è cambiato di poco) con il medico che visita e impartisce le direttive, l’infermiere che esegue attività parziali sul paziente, non può integrare il suo intervento con quello del medico, non conosce e non partecipa al risultato finale di
cura”.

La proposta della Cgil per modificare questi modelli organizzativi, integrare le professioni sanitarie e rilanciare il ruolo infermieristico,
ruotano intorno all’adozione del cosiddetto Atto aziendale, una sorta di statuto interno (previsto da tutta la normativa sanitaria, legge 502/92 e
successive) che nel definire la macrostruttura aziendale, rilanci e diaautonomia organizzativa al Servizio Infermieristico e Tecnico (SIT).
“Vogliamo superare la visione medico-centrica che assegna ai medici la direzione di tutte le strutture gestionali più importanti e affidare al
dirigente infermiere del SIT piena autonomia nella gestione del personale infermieristico (turni di lavoro, formazione, carriere), avviando modelli
organizzativi dove medici e infermieri condividano responsabilità e risultato della prestazione assistenziale” spiega Maglitto. Un primo passo in questa direzione potrebbe prevedere momenti di formazione
interdisciplinare sia a livello di formazione universitaria che sul lavoro.

Nelle proposte Cgil grande attenzione viene anche posta all’incremento delle risorse per il personale sanitario e alla stabilizzazione del personale stesso, condizioni necessarie per una prestazione di qualità e per fare della Sanità e di tutta la Pubblica Amministrazione un fattore trainante dello sviluppo solidale del Paese.