Il tragico incidente stradale di ieri che ha portato alla morte di un cittadino di origine pakistana sulla provinciale 468 fra Massa Finalese e Rivara, porta alla luce un’altra drammatica realtà quella del lavoro nero e sommerso presente nella nostra realtà produttiva che colpisce particolarmente le fasce deboli di lavoratori come i migranti.


Il lavoratore, clandestino e sprovvisto di documenti, travolto da un tir era infatti impiegato in una delle più grandi realtà metalmeccaniche
dell’area Nord, l’Ansa Marmitte di Finale (oggi Arvin Replacement Product), somministrato da un’agenzia interinale.

Da tempo il Sindacato denuncia la difficile condizione di molti lavoratori stranieri costretti alla clandestinità pur lavorando regolarmente nelle
nostre imprese o presso le famiglie. L’impossibilità di emergere dalla clandestinità è infatti la conseguenza di una legge – la Bossi-Fini –
discriminatoria e punitiva che impone vincoli burocratici e, attraverso quote d’ingresso restrittive, impedisce la regolarizzazione di chi già
lavora ed è presente sul territorio.

Sorpresi nel constatare la condizione di clandestinità del lavoratore in un’importante azienda dell’Area Nord, invitiamo le imprese e le loro associazioni, la stessa Ansa Marmitte di cui pure vanno accertate le responsabilità, a vigilare attentamente sulla regolarità dei rapporti di
lavoro stipulati con le stesse agenzie che somministrano i lavoratori, e a non sfuggire alle responsabilità di controllo che competono loro.

La RSU, unitamente ai lavoratori dell’Ansa Marmitte, si stanno attivando per devolvere una somma di denaro in segno di solidarietà alla famiglia del loro compagno di lavoro.