Quattro settimane fa nel bosco di Cernaieto, una località nascosta tra i comuni di Canossa e Casina, un centinaio di persone si sono date appuntamento per la prima commemorazione ai Caduti di Cernaieto. Una commemorazione storica e religiosa tenuta a sessantun anni dalla strage; nulla di nostalgico, nessuna parola di odio contro gli artefici dell’eccidio, ma solo un’umile croce di legno, una corona di alloro e una commossa benedizione officiata dal parroco della zona.

Nessuno dei ventun prigionieri di guerra venne risparmiato in aperta violazione della convenzione internazionale di Ginevra; furono trucidati anche una donna, due ragazzini di 16 anni, ed un ragazzo di diciassette anni che si trovava assieme al padre. Questo barbaro crimine fa parte di quelle zone d’ombra volutamente dimenticate dalla storia e dalla Resistenza; l’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) non lo ha mai citato come atto di giustizia.
L’eco della sommessa e composta commemorazione dei Martiri di Cernaieto ha varcato in pochi giorni i confini della nostra città; Cernaieto è diventato meta di pellegrinaggio e di preghiera da parte di numerose persone.
Questa notte però, alcuni vandali, i soliti noti accecati dall’odio e refrattari alla verità storica, hanno profanato di nuovo quel luogo sacro e rimosso per la quarta volta in quattro settimane la croce.

Non vi sono dubbi, visto il ripetersi della profanazione – dichiara il consigliere regionale di Forza Italia Fabio Filippi – che l’azione teppistica sia stata pianificata a tavolino. Molti cittadini si sentono offesi per l’oltraggio commesso da chi nel cuore non prova nessuna pietà per i morti e per i loro famigliari. Oggi le due nuove croci sono state messe sopra gli alberi, in modo da rendere più difficile la loro eliminazione da parte dei teppisti.

Esprimo il mio dolore per l’accaduto e la sentita vicinanza ai famigliari delle vittime; questa macchia darà ancora più voce ai Caduti di Cernaieto che non saranno più dimenticati. Mi aspetto inoltre – conclude Filippi – che anche il presidente della Provincia e della Comunità Montana, condannino lo spregevole episodio che in quattro settimane, è stato ripetuto quattro volte. Se le istituzioni non stigmatizzeranno l’atto sacrilego, vorrà dire che alcuni di loro condividono ancora certi metodi violenti perpetrati da chi non accetta ancora la verità storica e non rispetta nemmeno i morti.