Il ridimensionamento delle Unioni dei comuni e delle Comunità montane, a partire dal numero dei consiglieri limitato ad un rappresentante per ciascun comune, previsto dalla legge finanziaria 2007 è oggetto di un’interrogazione di Enrico Aimi, del gruppo di Alleanza Nazionale.


In particolare il consigliere riferisce che il consiglio comunale di Carpi (Mo), avrebbe ratificato nel luglio scorso le convenzioni con l’Unione Terre d’argine per il trasferimento delle materie inerenti la polizia amministrativa locale e i servizi educativi scolastici approvando contestualmente le variazioni al bilancio di previsione e al piano degli investimenti per il conferimento al suddetto organismo delle risorse per la gestione dei servizi trasferiti.

L’esponente di an rileva, in proposito, che l’assessore alle politiche scolastiche di Carpi avrebbe spiegato come l’ultimo Patto per la scuola sia stato realizzato “proprio in funzione dell’Unione Terre d’argine, aperto e con una forte connotazione progettuale per dare più servizi a più utenti” e anche il sindaco di Carpi avrebbe ribadito l’importanza delle Unioni per garantire, nella maniera più ampia possibile, il rispetto del cosiddetto patto di stabilità.

Aimi chiede pertanto alla Giunta: un parere sul provvedimento governativo; quali conseguenze esso avrà a livello regionale (e in particolare sulle decisioni del Comune di Carpi); quali misure intenda prendere “per arginare una manovra economica che ha drasticamente ridotto le potenzialità dei citati organismi, a suo tempo patrocinati ed oggi presenti nel territorio modenese e più in generale in regione”.

Secondo il consigliere di an la norma in questione “snaturerebbe” gli intenti del legislatore regionale che (con la L.R. n. 11/2001) ha ampiamente disciplinato le forme associative in materia locale specificando (art. 8) come queste presuppongano “una forte integrazione tra le amministrazioni comunali e l’intenzione di esercitare stabilmente in forma associata una molteplicità di funzioni e di servizi”.

L’esponente di an sollecita pertanto la Regione ad intervenire, anche nei confronti dell’esecutivo nazionale, per garantire la sopravvivenza delle suddette istituzioni e per ottenere modifiche che portino all’ampliamento all’interno delle varie Unioni delle rappresentanze “oggi praticamente azzerate” e, infine, vuole sapere se “tali aggregazioni rispettino o meno quel coordinamento delle politiche di bilancio, e quindi fiscali, previste dal ‘patto di stabilità’ e, in caso affermativo, perché siano state così ampiamente ridimensionate”.