Nei prossimi sette anni (dal 2007 al 2013) il nuovo Piano di sviluppo rurale dovrebbe portare all’agricoltura modenese quasi 90 milioni di euro. Cosa fare di questa considerevole somma, verso quali settori e soggetti indirizzarla? Quali dovranno essere le priorità? Di questo ed altro si sta discutendo in queste settimane fra istituzioni e associazioni professionali e di categoria.

Proprio per favorire la massima partecipazione l’assessorato all’Agricoltura della Provincia ha deciso di aprire sul sito internet (Provincia) un forum per dare a tutti, agricoltori singoli, associazioni, tecnici e cittadini l’opportunità di esporre suggerimenti.

“Con questa iniziativa che va ad aggiungersi a tante altre – dice l’assessore Poggioli – vogliamo contribuire a una concertazione allargata tra le istituzioni, il mondo rurale e la società civile sul Piano di sviluppo rurale della regione Emilia Romagna rivendicando un’ampia partecipazione e autonomia. Si tratta di una riflessione sui bisogni specifici delle diverse zone rurali del territorio per inserire tra le politiche della Provincia tutte quelle azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi di competitività, gestione dell’ambiente e del territorio, diversificazione e qualità della vita”.

Le Regioni hanno da due a quattro mesi per approvare definitivamente i loro Programmi di sviluppo rurale che varranno per il periodo 1 gennaio 2007 – 31 dicembre 2013. L’ Emilia Romagna, prevedendo di definirlo entro la fine del mese di luglio, ha approvato la bozza che contiene le prime indicazioni programmatiche.

Tre gli obiettivi principali: accrescere la competitività del settore agricolo e forestale, favorendo l’insediamento di giovani imprenditori (con meno di 40 anni) in agricoltura, l’ammodernamento delle imprese agricole, forestali e delle imprese agroalimentari nonché la formazione degli operatori agricoli; valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale incentivando l’adozione di tecniche produttive a minor impatto ambientale (agricoltura biologica eccetera), compensando gli agricoltori che operano in zone svantaggiate per i maggiori costi che debbono sopportare, migliorando la biodiversità animale e vegetale; migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche, sostenendo le iniziative non prettamente agricole quali l’agriturismo, le fattorie didattiche.