Entro il 2010 le aree protette aumenteranno dal sette per cento attuale, al 10 per cento del territorio modenese. E’ questo l’impegno contenuto nel documento sulla tutela del patrimonio animale e vegetale approvato oggi dal Consiglio provinciale riunito in seduta straordinaria nella sede del Parco dei Sassi di Roccamalatina in occasione della ‘Giornata mondiale dell’ambiente’.

Sono intervenuti Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, il sindaco di Guiglia Angelo Pasini, Dario Caccamisi, presidente del Parco dei Sassi, tecnici ed esperti di tutela della fauna, tra cui Dario Sonetti e Luigi Sala dell’Università di Modena.
“Oltre a incrementare le aree protette – sostiene Caldana – intendiamo interconnettere tra loro queste aree per creare veri e propri corridoi ecologici per la salvaguardia della fauna a rischio estinzione”.

Sono, infatti, circa 40 le specie di fauna vertebrata che rischiano di scomparire, un terzo delle 120 specie più significative; nella lista spiccano l’aquila reale, il lupo, il falco pellegrino, la puzzola, l’upupa, la testuggine palustre e il pesce Scazzone, tra gli invertebrati a rischio c’è il gambero di fiume, mentre in pianura diventa sempre più raro il rospo comune.

Nel documento del Consiglio, oltre a rilevare che la percentuale delle aree protette risulta nel modenese al di sotto della media nazionale, si assume l’impegno di “individuare le aree maggiormente sensibili che possono essere oggetto di acquisizione pubblica”.

Durante il dibattito Walter Telleri (Verdi) ha chiesto che l’ambiente venga considerato «una priorità anche quando si parla di strade o infrastutture. Le biodiversità rappresentano una ricchezza che deve essere tutelata», concetto ripreso da Aldo Imperiale (Prc) che ha sottolineato l’importanza delle “reti ecologiche per la tutela delle biodiversità; occorre anche introdurre nuove regole sull’attività venatoria, in particolare sulla fauna migratoria”. Giuseppe Vaccari (Ds) ha sollecitato la Provincia ha compiere “scelte coraggiose e responsabili, aumentare le aree protette è un impegno preciso. Perché non si parla più del Parco della collina?” e Giandomenico Tomei (Margherita) ha sottolineato che “i cittadini sono sempre più consapevoli della necessità di tutelare la natura e che i parchi sono anche un’occasione di sviluppo”.

La critiche dei gruppi di minoranza si sono concentrate non tanto sui principi enunciati dal documento, considerati da tutti consivisibili, bensì sugli strumenti per attuarli. Claudia Severi (FI) ha posto l’accento sulle “preoccupazioni per le eventuali ripercussioni sulle proprietà private dovute alla creazioni di nuove aree protette, non conosciamo neppure gli strumenti con i quali si vuole realizzare questo progetto e c’è il forte rischio di creare nuovi ostacoli burocratici”; Tomaso Tagliani (Udc) ha parlato di “solite buone intenzioni ma quando invece servono atti concreti. In montagna aumenta l’inquinamento soprattutto dei corsi d’acqua e nella zona del Bucamante si permette una speculazione edilizia in una zona di pregio”; Giorgio Barbieri (Lega nord) ha condiviso l’obiettivo di creare nuove aree protette “ma solo con il consenso dei cittadini”, mentre per Cesare Falzoni (An) “la Provincia non è coerente perché parla di ambiente poi raddoppia l’inceneritore e aumenta le discariche”.