Sono oltre 150 i cinghiali abbattuti in un mese grazie al Piano straordinario deciso dalla Provincia di Modena per ridurre i danni all’agricoltura. A questi sono da aggiungere altri 70 abbattimenti effettuati con postazioni fisse nelle aree protette e nei territori degli Atc Mo 2 e Atc Mo 3, quelli che interessano le zone della montagna.

“E’ un primo passo – commenta Alberto Caldana, assessore all’Ambiente della Provincia di Modena – per far fronte a un problema grave che sta mettendo in ginocchio diverse attività agricole di pregio in Appennino. E’ solo una prima risposta alle richieste delle associazioni agricole a cui ne seguiranno altre. Intanto riprenderanno i Piani ordinari di controllo effettuati dalla Polizia provinciale, ma stiamo pensando anche ad una ridefinizione della programmazione territoriale allo scopo di tutelare maggiormente l’agricoltura soprattutto le zone di pregio, liberandole definitivamente dal problema dei cinghiali”.

Il Piano straordinario per ridurre il numero di ungulati nelle zone montane è iniziato alla metà di aprile per concludersi la scorsa settimana. Gli interventi di selezione sono stati oltre una cinquantina con il coinvolgimento di circa dieci cacciatori ciascuno.

I territori interessati sono stati quelli di Guiglia, Zocca, Montese, Pavullo, Fanano, Serra, Palagano, Prignano e Polinago, comprese le zone di protezione della fauna (Zrc e oasi), le strutture territoriali di iniziativa privata (aziende venatorie, zone e campi per l’addestramento e l’allenamento e le gare dei cani), gli Atc e anche il Parco regionale dei Sassi di Roccamalatina e la Riserva naturale di Sassoguidano, concordando gli interventi con i responsabili dei due parchi.

L’intervento straordinario è stato coordinato dal corpo di Polizia provinciale avvalendosi, come previsto dalle norme, di tutti i cacciatori di ungulati con metodi selettivi (i cosiddetti “selecontrollori”) e dei coadiutori qualificati.

Gli ungulati abbattuti durante le svolgimento del Piano straordinario, come incentivo rimangono nella disponibilità dei cacciatori che li hanno prelevati ai quali spetta destinarne metà ai proprietari dei fondi che ne fanno richiesta.