Inizia domani la ventesima edizione di Ceramics China la più importante fiera cinese dedicata al settore ceramico, in programma a Guangzhou (Canton) fino al 19 maggio. La manifestazione fieristica si tiene nella regione meridionale del Guangdong dove hanno sede circa due terzi delle migliaia di aziende ceramiche cinesi.

L’Italia si presenta con una collettiva organizzata da ICE (Istituto Nazionale per il Commercio Estero) e Acimac (Associazione Costruttori Italiani Macchine Attrezzature per Ceramica): 16 le aziende costruttrici di macchine per ceramica presenti. La collettiva occupa un’area di più di 1000 metri quadrati. Tra gli espositori figurano i nomi più noti a livello mondiale tra cui il Gruppo Sacmi (Imola), il Gruppo Barbieri & Tarozzi (Formigine, Modena), System (Fiorano, Modena), Welko (Spino d’Adda, Cremona), LB Officine Meccaniche (Fiorano, Modena), aziende presenti da anni sul mercato cinese con sedi produttive e/o commerciali. Partecipano alla collettiva inoltre: Air Powe Group, Assoprint, Industrie Bitossi, il Gruppo Tecnoferrari, Luna Abrasivi, BMR, CMF Technology, Siti, Tecnema, Tecno Italia e TSC.



Acimac, da sempre attenta al mercato cinese, organizza corsi di formazione in loco con lo scopo di migliorare la qualità e la quantità degli scambi con l’Italia. I numeri di questo mercato parlano chiaro. Stando agli ultimi dati rilevati dalla tredicesima indagine statistica di Acimac si evince un aumento del 20,3% del fatturato relativo alle esportazioni macchine per ceramica. Dal 1993 la Cina è stata il maggior produttore mondiale di ceramica. Oggi la produzione annuale raggiunge 2,5 miliardi di metri quadrati di piastrelle, con le esportazioni nel 2005 pari a 300 milioni di metri quadrati. “Il mercato cinese rappresenta per il nostro settore un’importante opportunità – dice Paolo Gambuli, Direttore generale di Acimac -. Negli anni Ottanta e Novanta abbiamo contribuito all’industrializzazione della produzione cinese. Successivamente abbiamo assistito alla crescita della capacità di offerta interna da parte dei produttori di macchine, che ha ridotto progressivamente la nostra quota di mercato. La risposta a questa fase discendente è stato l’insediamento in loco di diverse filiali italiane”.



“Il futuro prospetta una Cina sempre più agguerrita a cui dovremmo far fronte con una serie di strategie che mettano in campo la nostra capacità di innovazione, un’attenzione estrema al customer care e altri strumenti che possono fare la differenza dal prodotto cinese. Da non sottovalutare, infine, il fattore qualità: la domanda cinese di tecnologia italiana avanzata non è più indirizzata come in passato all’espansione quantitativa (la capacità produttiva installata in Cina è oggi superiore alla reale domanda interna di prodotto finito), bensì al miglioramento del livello qualitativo delle produzioni, da questo punto di vista ancora decisamente deficitario se paragonato agli standard occidentali”, conclude Gambuli.