I Sindacati provinciali dell’agroalimentare Fai/Cisl, Flai/Cisl e Uila/Uil, hanno presentato oggi (mercoledì 19 aprile 2006) nel corso di una
conferenza stampa la piattaforma unitaria per contrastare la terziarizzazione e gli appalti di manodopera nelle aziende della lavorazione carni e salumi del distretto industriale che fa capo a
Castelnuovo Rangone.


La piattaforma è già stata discussa dai tre Comitati Direttivi provinciali e dall’attivo unitario dei delegati sindacali lo scorso 14 aprile e sarà presentata ai lavoratori nelle prossime settimane con una vasta campagna di assemblee straordinarie in tutte le aziende del comparto. Successivamente verrà portata all’attenzione delle associazioni imprenditoriali per l’avvio di un confronto che possa portare alla firma di un protocollo d’intesa
condiviso.

I contenuti della piattaforma saranno portati all’attenzione anche degli amministratori locali dei Comuni del distretto delle carni, del presidente
della Provincia di Modena, del Prefetto e dei rappresentanti degli organi di vigilanza e controllo.
Per sostenere la piattaforma è prevista, entro la fine di maggio, una
manifestazione promossa da Fai, Flai e Uila a Castelnuovo Rangone centro dell’industria di trasformazione delle carni e produzione di salumi.

Fai, Flai e Uila, denunciano nella piattaforma la pratica della terziarizzazione di attività produttive e degli appalti di manodopera, che per quanto vietati da leggi e contratti collettivi di lavoro, sono sempre
più diffusi nelle aziende del distretto delle carni. Producendo effetti preoccupanti sia per la destrutturazione del processo produttivo e la
compressione di diritti e tutele dei lavoratori, che per la qualità/sicurezza dei prodotti alimentari (sino a casi limite di contraffazione alimentare), per non dire della concorrenza sleale tra
imprese.

La scomposizione del processo produttivo avviene con l’appalto a cooperative ‘spurie’ che – con interpretazioni improprie e discutibili del
DPR 602/70 – estendono la loro attività dalla semplice movimentazioni merci, a fasi della lavorazione pertinenti il processo produttivo e la
trasformazione dei prodotti alimentari, attività a loro esplicitamente vietate anche dal contratto collettivo di lavoro del settore.
È recente il caso eclatante dell’appalto alla Globalcarni di Spilamberto della linea produttiva del disosso carni ad una cooperativa di
facchinaggio, senza alcun confronto preventivo con le RSU e le Organizzazioni Sindacali.

I soci-lavoratori di queste cooperative irregolari, sono prevalentemente immigrati, fasce sociali deboli e più facilmente ricattabili, che per
effetto dei regolamenti societari a cui sono vincolati, subiscono trattamenti salariali, previdenziali e assicurativi, decisamente inferiori
a quelli degli altri lavoratori con cui lavorano fianco a fianco, oltre a non avere la stessa garanzia occupazionale e di condizioni di sicurezza sul lavoro.

La condizione di accentuata disuguaglianza fra lavoratori, non di rado genera tensioni fra i lavoratori italiani e stranieri, e rischia
concretamente di sospingere questi ultimi ai margini della legalità. Lavoro precario, somministrazione illegale di manodopera, ma anche vero e proprio lavoro nero, connotano l’attività di molte cooperative spurie, accompagnata
da pratiche di elusione e evasione fiscale e contributiva.

Per contrastare questa pericolosa degenerazione del modello organizzativo che si sta affermando nel settore della lavorazione delle carni, Fai, Flai e Uila mettono al centro del confronto con le associazioni imprenditoriali alcuni punti fondamentali per ricondurre nella legalità situazioni che oggi
non lo sono, rifiutando la logica della competizione basata solo sull’abbassamento del costo del lavoro.