A due mesi dalla sentenza del tribunale di Modena che intima alla ditta Tecmea (azienda metalmeccanica modenese di circa 50 addetti) di
reintegrare il lavoratore Remo Di Legge in quanto licenziato ingiustamente, resta ancora inevasa e disattesa la sentenza del giudice Bisi.


La Tecmea aveva licenziato senza motivo Di Legge una prima volta nel luglio del 2005. Nel settembre dello stesso anno, alla vigilia della sentenza di
reintegrazione, la stessa azienda aveva poi deciso di revocare il licenziamento.
Con grande sorpresa però, dopo pochi giorni, inviava nuovamente al lavoratore una nuova lettera di licenziamento, prontamente impugnata dal
lavoratore con l’assistenza legale della Fiom-Cgil.
Il 9 gennaio scorso, infine, il giudice del lavoro Claudio Bisi ha emesso una sentenza chiara con la quale intimava la Tecmea di reintegrare e
risarcire il lavoratore.

Nonostante quanto deciso dal giudice, e nonostante che lo stesso Di Legge, 59 anni, lavoratore monoreddito a pochi anni dal pensionamento, abbia
invitato l’azienda a richiamarlo offrendo la propria prestazione lavorativa, a tutt’oggi l’azienda non ha ancora convocato il lavoratore per ridargli il posto di lavoro.
In un momento così difficile per il paese, nel quale si invoca giustizia e maggiore severità verso chi delinque, ci si chiede a cosa serve parlare di
giustizia se le sentenze di un tribunale di Stato vengono poi comunque sbeffeggiate.

La Fiom-Cgil denuncia questo grave atto e invita le associazioni imprenditoriali, in particolare l’Api, a prendere le distanze da atteggiamenti padronali che oltre a screditare l’immagine dell’imprenditoria modenese, denigrano l’intera città di Modena, da sempre teatro di battaglie civili e morali per la difesa della legalità e della giustizia.