L’approvazione da parte della Conferenza Stato-Regioni di 15 interventi irrigui sul territorio regionale è secondo l’organizzazione degli imprenditori agricoli una risposta sommaria. “Si investe sul sollevamento delle acque dal Po e non sull’accumulo strategico delle acque di monte”.


“Un primo passo, utile e inevitabile, che però non garantisce una risposta a medio e lungo termine al problema dell’approvvigionamento idrico”. E’ il commento di Confagricoltura dell’Emilia-Romagna al via libera della Conferenza Stato-Regioni per la sistemazione e l’ampliamento di 15 opere irrigue.
L’Organizzazione degli imprenditori agricoli ritiene infatti la decisione “una soluzione parziale dei problemi idrici del mondo agricolo dal momento che si focalizza unicamente sul sollevamento delle acque del Po”.

Secondo Confagricoltura Emilia-Romagna, infatti, appare evidente la mancanza di una politica idrica di lungo termine che prenda in considerazione un accumulo delle acque di monte delle dimensioni adeguate. “Un accumulo strategico delle acque montane – commenta l’organizzazione – consentirebbe anche di rispondere efficacemente e continuativamente ai bisogni della comunità ed eviterebbe un approvvigionamento intensivo oltre i limiti di captazione (non solo a fini irrigui) dalle acque del Po che, a causa dei cambiamenti climatici, non possono più rappresentare una fonte di prelievo sicura e continuativa”.

L’organizzazione ricorda inoltre che la tecnica del sollevamento delle acque consente l’approvvigionamento solo delle zone limitrofe del Po. Lascia quindi molte parti del territorio sempre più esposte a problemi idrici.