La ‘quarta gamma’, ovvero i prodotti pronti per essere consumati, ormai raggiunge il fatturato di spesa della pasta e le caratteristiche che cerca il consumatore negli alimenti sono la vicinanza territoriale e ‘l’italianità’, mentre è disposto a rinunciare alla standardizzazione del ‘look’ ed a confezioni appariscenti.


E’ questo uno dei temi affrontati nel corso del convegno “Sicurezza e qualità alimentare: una politica agricola comune a garanzia dei consumatori”, una iniziativa promossa dalla Cia Emilia Romagna, oggi a Bologna, nell’ambito di un articolato progetto comunitario.

Durante la giornata è stato fatto il punto sul rapporto tra la qualità e la sicurezza delle produzioni agricole nonché sulla società dei consumi in continua evoluzione che in questi ultimi mesi ha dovuto affrontare la psicosi influenza aviaria. A questo proposito è stata ribadita l’esigenza della sicurezza alimentare come forte contributo di rigenerazione tra agricoltura e società e soprattutto come elemento di competitività e distinzione.

“Cerchiamo un dialogo diretto con i consumatori a seguito dell’allungamento della filiera produttiva e della accresciuta distanza tra produzione e grande distribuzione organizzata (Gdo) – ha detto Nazario Battelli, presidente della Cia Emilia Romagna – e il primo anno di applicazione della Pac ha determinato conseguenze negative per alcune produzioni (bietole, ad esempio) e non vorremmo essere costretti ad importare prodotti per surrogare la mancanza dei nostri”.

E’ opinione della Cia che l’indicazione d’origine venga percepita come una garanzia di eccellenza, un valore aggiunto da parte dell’utente finale ed al tempo stesso corrisponda all’esigenza, da parte dei produttori, di identificazione culturale con il territorio e di valorizzazione economica.

Al dibattito sono intervenuti Maria Luisa Bargossi della Regione Emilia Romagna sottolineando che “ ccorre diversificare e attribuire specificità al prodotto, collegarlo all’immagine di un territorio presidiato nelle qualità delle sue matrici ambientali (suolo, acqua, biodiversità), valorizzare il patrimonio di tradizioni agroalimentari, sostenere e trasferire alle filiere tutte le innovazioni volte a mantenere gli elementi della qualità intrinseca e percepita.

Mario Cifiello, responsabile di Coop Italia ha registrato una progressiva riduzione dei consumi alimentari “ma il consumatore – ha precisato – cerca di combinare il massimo della qualità ed il minor prezzo possibile. Inoltre ha comportamenti’ polarizzati’, ossia spende il minimo per alcuni prodotti ‘comuni’, ma sui generi alimentari cerca l’eccellenza”.

Per quanto riguarda il settore ortofrutticolo, Cifiello ha ricordato che il consumatore apprezza nella quarta gamma, che ormai raggiunge il fatturato di spesa della pasta, la rapidità di utilizzo”. Per quanto riguarda il fresco, le caratteristiche che cerca l’acquirente finale sono la vicinanza territoriale e l’italianità, “ ed è disposto a rinunciare alla standardizzazione del ‘look’ ed a confezioni appariscenti”.

Nel corso della giornata, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Leo Bertozzi, direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Gabriele Squintani del Servizio veterinario regionale e Pino Cornacchia della Cia nazionale, si è svolta una tavola rotonda a cui hanno partecipato l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni e Paolo Carnemolla, presidente di Prober. Ha moderato l’incontro Alessandra Furlani, direttrice del periodico della Cia Agrimpresa.