Un assalto ad un furgone portavalori che frutto’ 5.700.000 euro, portato a termine con tecniche professionali da un gruppo che ha potuto contare sulla collaborazione di una guardia giurata ‘infedele’.

La banda malavitosa, sette persone, e’ stata individuata dalla polizia di Modena dopo meno di cinque mesi di indagini.
Lo scorso 29 settembre un furgone della CoopService venne assaltato alle 20.30 sulla tangenziale di Modena. Un commando di sei individui armati di fucili mitragliatori, a canne mozze e pistole, aveva asportando dal caveau tutto il denaro contante, appunto 5.700.000. Un colpo realizzato con tecniche professionali, che denotavano conoscenza dei luoghi, movimenti perfettamente sincronizzati, tipici dei malviventi con anni di esperienza alle spalle nelle rapine a furgoni blindati.


Il gruppo aveva usato due nuove tecniche: il traffico stradale era stato rallentato simulando un incidente stradale con l’obiettivo di fermare il furgone (alcuni uomini della banda si erano anche travestiti agenti della Polizia municipale); inoltre alcuni fumogeni erano stati usati per deviare e bloccare il traffico e per saturare la cabina di guida del blindato, costringerlo cosi’ a fermarsi.

Impossibile fare un identikit dei rapinatori: i membri delle banda erano sempre stati travisati, anche durante i sopralluoghi. Avevano evitato perfino di fermarsi nelle aree di servizio autostradali nella zona per non essere ‘catturati’ dai sistemi di video ripresa. Le loro impronte digitali erano state sempre coperte da guanti. Lo scrupolo ”maniacale” si era spinto fino a rimuovere ogni traccia dei residui dei fuochi usati nel colpo e i mozziconi di sigarette.


Gli investigatori si erano pero’ anche resi subito conto che il gruppo aveva potuto contare su un basista, una ‘talpa’ che conosceva l’ammontare del denaro trasportato e che aveva piazzato e acceso il fumogeno nella cabina del furgone.

Le loro attenzioni si erano concentrate cosi’ su una delle guardie: Michele Vitiello, in contatto con un gruppo di pregiudicati campani tramite una altra guardia giurata napoletana, Giuseppe Russo.
Per commettere la rapina erano state usate auto, Fiat Punto e una Fiat Doblo’, rubate sostituendo la centralina elettronica.
Analizzando una serie di colpi commessi negli ultimi anni ai danni di portavalori gli investigatori ne hanno trovati alcuni (luglio 2002 a Rosignano Marittimo (Livorno); maggio 2003 a Grottaminarda, nell’avellinese; ottobre 2003 a Pisa; luglio 2004 a Rieti) che presentavano similitudini con il colpo di Modena, tra cui l’uso del Doblo’ rubato sostituendo la centralina, un ‘marchio di fabbrica’ che ha orientato le indagini verso un gruppo di rapinatori campani. Anche in una rapina commessa di recente tra Pescara e Chieti e’ stato usato un Doblo’ rubato, ma al momento non sono emersi collegamenti con il colpo.
Individuato l’ambiente in cui gravitava il gruppo, i poliziotti hanno potuto ricostruire l’organigramma della banda, ricostruendo gli spostamenti per i sopralluoghi, attraverso un’analisi incrociata dei passaggi ai telepass e ai caselli autostradali sulla rotta dalla Campania a Modena. L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Fausto Casari di Modena, si e’ conclusa con l’emissione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Alberto Ziroldi, ed eseguiti a Modena, Napoli e Reggio Emilia.


Gli indagati sono accusati di concorso in rapina aggravata, ricettazione, incendio doloso, usurpazione di pubblica funzione, lesioni personali gravi, detenzione abusiva di armi, simulazione di reato, blocco stradale e porto illegale di arma in luogo pubblico. In carcere sono finiti: Giuseppe Orlando (napoletano di 36 anni) al vertice della banda; Michele Papasso, di Torre Annunziata di 43 anni, anche lui tra i ‘capi’; Antonio Orlando, napoletano di 54 anni, fratello di Giuseppe; Eduardo Somma, di 32 anni di Casalnuovo di Napoli (esperto di furti autoveicoli con sostituzione della centralina elettronica); Giuseppe La Barbera, Villaricca di 26 anni di Casalnuovo di Napoli; Giuseppe Russo, di Torre del Greco di 35 anni, guardia giurata, tramite tra il gruppo di fuoco e il basista, lo stesso Michele Vitiello (di Torre del Greco di 37 anni) anche lui finito in carcere, ma tenuto all’oscuro dell’organigramma della banda.