Dopo il decreto ‘Storace’ però la loro diffusione è comunque aumentata e se la crescita continuerà con questo ritmo si potrà arrivare ad un
risparmio di 68 milioni di euro nella spesa farmaceutica.

Lo ha rivelato una ricerca di Nomisma presentata al convegno ‘La farmacia dei servizi nel sistema socio-sanitario’ organizzato a Bologna dall’ateneo cittadino, da quello di Modena e Reggio Emilia e da Federfarma dell’Emilia-Romagna.

La ricerca di Nomisma ha evidenziato infatti un aumento del consumo dei farmaci di fascia ‘C’ (quelli non rimborsabili dal servizio sanitario
nazionale) dopo che il decreto Storace ha obbligato i farmacisti ad informare i pazienti della possibilità di acquistare prodotti equivalenti,
non ‘griffati’, ma che costano circa la metà. In fascia C, nel corso del 2005, il consumo dei generici è salito dal 19% al 25,5%.

”Nel nord Italia – ha spiegato Barbara Da Rin, che insieme a Sabrina Zimarino ha coordinato la ricerca – la propensione al consumo di farmaci
equivalenti è superiore. La scelta è più influenzata dall’informazione e dalla conoscenza di questo meccanismo, che non da fattori puramente
economici”.

La ricerca ha formulato anche una previsione: che l’aumento dell’informazione in materia faccia crescere ulteriormente il consumo di questi farmaci di un ulteriore 20%. Una situazione che permetterebbe ai cittadini di risparmiare 68 milioni di euro.
La Regione Emilia-Romagna si è dimostrata, in questo settore, fra quelle più virtuose. Nel 2005 il dato medio sul consumo dei farmaci generici di fascia C si è attestato sul 33%. Oltre sette punti percentuali in più rispetto alla media nazionale.