“I criteri per la nomina di rappresentanti del Comune in Hera sono definiti per legge e stabiliscono che questi rappresentanti devono essere di indiscussa probità e avere una comprovata esperienza tecnica e/o amministrativa, per studi compiuti, esperienze maturate, per funzioni svolte presso enti o aziende pubbliche o private. E questi sono i criteri a cui ci siamo attenuti”. Lo ha dichiarato nel corso del Consiglio comunale il sindaco di Modena Giorgio Pighi, rispondendo ad un’interrogazione di Modena a Colori.

Nell’interrogazione si chiedeva di sapere “se ed in che modo, cioè attraverso quali criteri si intende garantire la tutela dei legittimi interessi modenesi negli Organi amministrativi derivanti dalla fusione con Hera, attraverso la nomina di rappresentanti sicuramente competenti ed esperti”.
Rispetto alle nomine nella Sot (Società operativa territoriale), Pighi ha spiegato di aver “ritenuto importante la presenza dei due soci imprenditori che hanno seguito con passione le sorti di Meta. In questo caso, quindi, la politica non centra nulla. Si è invece posta la questione della rappresentanza del territorio modenese, che doveva essere valorizzato come sistema. Per questo motivo i nominativi di quattro dei residui nove nominati mi sono stati indicati direttamente dai sindaci dei comuni che partecipano. Per gli altri cinque, tra cui il presidente che ho scelto direttamente, c’è un ampio e innegabile riconoscimento e hanno le caratteristiche dell’atto deliberativo. Per i tre nel Cda di Hera, la scelta è caduta tra soggetti che fanno direttamente riferimentio a me, come richiede la norma del nostro regolamento. Uno è l’ex assessore alle Politiche Economiche, commercialista e professionista di grande esperienza; poi c’è la Direttrice generale del nostro comune, che mi garantisce un riferimento diretto. La terza persona, infine, è docente di economia, assolutamente titolato dal punto di vista del curriculum. Tutti, quindi, rispondono in maniera ampia alle caratteristiche che l’atto deliberativo poneva all’atto delle nomine”.

Paolo Ballestrazzi (Modena a Colori) ha replicato che “venire a riferire in Consiglio dopo che le scelte sono state fatte, mi sembra come spiegare un vestito su misura sul corpo dei candidati che sono stati scelti. Il problema politico era diverso, cioè conoscere prima i criteri dell’amministrazione, sempre nell’ambito delle disposizioni di legge. Se si parte dalle competenze, allora dobbiamo vedere come si è formata questa indubitabile competenza. Se prendiamo un amministratore pubblico, poi lo nominiamo a capo di una piccola azienda pubblica e lo teniamo parcheggiato, è chiaro che poi quel politico ceduto in parcheggio acquista quelle caratteristiche che lo rendono possibile di nomina presso gli enti. Questa è la preoccupazione, perché le nomine configurano una chiusura a riccio dell’amministrazione. Le nostre municipalizzate andavano bene quando erano dirette da ingegneri, dove il dato tecnico era espresso nella massima carica. Questo, ripeto, è il dato politico. La invitiamo a riflettere per il futuro. Prima si discute dei criteri, poi si va alle nomine. La sua risposta mi lascia quindi completamente insoddisfatto. L’unica nota di merito è la capacità che ha dimostrato – contrariamente al suo predecessore – di aver rispettato le esigenze degli altri comuni del territorio”.