Anche in Emilia-Romagna si tiene la ‘settimana della bistecca’ per festeggiare il ritorno della fiorentina con l’osso dopo il lungo periodo di divieto legato all’emergenza della Bse. E’ l’iniziativa promossa dalla Confesercenti Emilia-Romagna insieme a Fiesa-Assomacellai e alla Fiepet-Pubblici esercizi e ristoranti.

Diverse le iniziative sul territorio regionale: a Lugo di Romagna si è svolta una grigliata gratuita per cittadini e visitatori proprio il primo giorno dell’anno; a Modena e Bologna macellai e ristoratori aderenti praticheranno uno sconto del 20% sull’acquisto e la somministrazione della prelibata bistecca sino al 10 gennaio; a Modigliana (Forlì) il prossimo 6 gennaio, nell’ambito delle manifestazioni organizzate dall’Amministrazione Comunale per la Befana, altra maxi grigliata in piazza ad offerta libera.

I severissimi controlli in questi anni hanno evidenziato che la carne bovina di animali macellati al di sotto dei 36 mesi non hanno presentato problemi e soprattutto in Italia i controlli sono stati soddisfacenti, presentando il nostro Paese come uno dei più sicuri dell’Unione europea. L’Unione europea ha deciso tuttavia per precauzione di innalzare la possibilità di consumo di carne con l’osso di bovini macellati solo al di sotto di 24 mesi dall’attuale tetto di 12 mesi. Tale parametro soddisfa comunque la quasi totale produzione di bistecche con l’osso e prefigura quindi un ritorno alla situazione.
L’intero settore è stato condizionato nell’ultimo quinquennio dall’emergenza BSE. Dopo la prima crisi scoppiata nel 1997, nel 2000 il mercato riesce a riportarsi ad una situazione di normalità anche
sul fronte dei consumi, mentre nel 2001, lo scoppio di una seconda crisi fa nuovamente precipitare il settore in una situazione critica, con conseguente diminuzione dei consumi per la carne bovina unitamente al forte calo delle quotazioni. La ripresa del mercato dalla crisi BSE, a partire dalla fine del 2002, riporta i consumi su valori normali, ma nel 2003, la situazione climatica caratterizzata dal forte innalzamento delle temperature, provoca nuovamente disagi agli allevamenti e, a causa della minore qualità, una diminuzione dell’offerta. Lo scoppio dell’influenza aviaria nei primi mesi del 2004 mette l’intero comparto avicolo a rischio, con conseguente calo della domanda ed aumento del consumo delle altre carni ed, in particolare, degli elaborati. Dopo l’influenza aviaria non si sono verificati altri effetti turbolenti.

Secondo i dati dell’ISMEA, il volume degli acquisti domestici di carne bovina, nel periodo 2000-2004 è calato di una media annuale dell’1,7%, passando dalle 449.007 tonnellate del 2000 alle 412.841 del 2004. La carne bovina, tuttavia, rappresenta ancora il 40%, in termini di volumi, del consumo domestico di carne, seguita da quella avicola (29%), suina (20%) e ovicaprina (3%). Il 56% della carne bovina viene commercializzata dalla grande distribuzione, il 34% da macellerie e negozi tradizionali.
Il mercato attualmente sta cercando di risollevarsi dalla crisi affrontata nell’ultimo quinquennio, puntando al rilancio della produzione nazionale attraverso la rintracciabilità, il branding ed il packaging.