Meta’ dei bambini di quinta elementare (esattamente il 52%) ha difficolta’ rilevanti di lettura. Lo afferma una ricerca condotta su 8.442 alunni in 346 scuole di 17 Regioni italiane.


Secondo lo studio, effettuato tramite questionari compilati dai bambini e coordinato dall’Istituto regionale di ricerca educativa (Irre) della Puglia, il 16% degli alunni italiani di quinta elementare ha uno ”svantaggio grave”, mentre il 36% si trova in una ”situazione a rischio”.

Sommando queste due categorie – spiega la ricerca, presentata a un convegno dell’Universita’ cattolica di Milano – si ottiene la cifra impressionante di bambini che non sanno cosa fare quando si devono muovere all’interno di un testo per uno scopo particolare: cercare l’informazione piu’ importante, mettere a fuoco il punto di vista dell’autore, comprendere il significato di una parola sulla base del contesto e altro ancora.

Nella scuola italiana ”i punti di crisi, i settori deboli dell’educazione alla lettura – aggiunge Alberto Sobrero, ordinario del dipartimento di Filologia, linguistica e letteratura all’Universita’ di Lecce – non sono costituti, come molti ritengono, dal bagaglio lessicale ne’ dalla dimestichezza dei bambini con tipi di testo per loro difficili o inusitati. I problemi stanno invece da una parte nei fondamentali dell’organizzazione della frase e dall’altra nell’insieme delle abilita’ che riguardano il sapersi muovere nel testo”.


Le carenze nella lettura sono distribuite abbastanza omogeneamente in tutta Italia: la media delle competenze evidenziate dalla ricerca sono di 7,2 punti nel Nord Ovest della penisola, 7,7 nel Nord Est, 7,6 nel Centro e 6,9 al Sud e nelle isole. Piu’ che la regione di residenza, incide in misura maggiore l’uso del dialetto in famiglia: tra bambini che vivono con parenti che utilizzano solo l’italiano e coetanei che sentono spesso parlare forme dialettali le differenze nella capacita’ di lettura sono di oltre un punto su una scala di dieci.

Un dato che invece non era atteso dagli autori della ricerca e’ quello dell’incidenza del lavoro dei genitori sulle competenze di lettura. In particolare, una madre che lavora ha figli che leggono un po’ meglio dei figli di una casalinga: le medie di competenza delle due categorie sono 7,57 per i figli di lavoratrici, 6,92 per i figli di casalinghe.
Rimangono elevate le differenze tra famiglie con genitori laureati da quelli con scarsa istruzione, ma soprattutto sembra incidere sulle competenze linguistiche dei bambini l’uso della televisione. ”Il comportamento della madre in particolare – afferma la ricerca – appare piu’ incisivo di quello del padre: se la madre non si lascia assorbire molto dalla televisione, il suo comportamento sembra influire positivamente” sulle capacita’ di lettura del figlio.

”La nostra societa’ si trova in un ‘brodo primordiale mediatico’ – commenta Giuseppe Meroni, presidente dell’Irre Lombardia – che tutto omogeneizza, stravolgendo significati e parole”. ”Si sperava che al termine della ricerca, durata molti anni – conclude Franca Pinto Minerva, presidente dell’Irre Puglia – le competenze linguistiche della popolazione fossero aumentate, invece ancora oggi il 12% della popolazione italiana e’ analfabeta”.