Dopo le polemiche delle scorse settimane, relative all’approvazione del bilancio dell’ARNI (il bilancio stanzia gran parte dei fondi regionali pubblici per pagare il personale interno e poco investe per migliorare la navigabilità del fiume Po), la famosa Agenzia borettese è nuovamente sul banco degli imputati. In questi giorni, la polemica si è riaccesa sul PEC: Porto Emilia Centrale, il nuovo porto fluviale in avanzata fase di realizzazione a Boretto.

Il Consigliere regionale di Forza Italia Fabio Filippi ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale per chiedere delucidazioni sulla nuova imponente struttura portuale.

“Il Porto Emilia Centrale di Boretto – afferma Filippi – dovrebbe servire da trampolino di lancio per ridare vigore all’economia delle aree rivierasche della provincia di Reggio Emilia e delle province contigue, ma per ora si sono spese montagne di soldi pubblici senza che si siano visti risultati confortanti. I lavori per l’attivazione del nuovo porto stanno andando a rilento e ancora non si sa quando potrà essere inaugurato.
Per la realizzazione del PEC siamo arrivati ad una cifra che si aggira attorno agli otto milioni di Euro, mentre la Regione Lombardia con la stessa cifra ha realizzato quattro strutture portuali.
Ma a Boretto la Regione ha voluto fare le cose in grande, è stata infatti prevista un’altezza della banchina superiore rispetto ai porti lombardi per scongiurare i casi di “massima piena” del Po.
La “massima piena” del fiume si verifica mediamente ogni 30 anni, inoltre durante la piena le navi non possono transitare. Che motivo c’era quindi di investire così tanti soldi per ripararsi da un evento infrequente durante il quale comunque la navigabilità non è consentita?”

Il Consigliere reggiano sottolinea che le dimensioni eccessivamente prudenziali della banchina portuale incideranno inevitabilmente sulle caratteristiche dimensionali dei carri ponte e delle gru adibite al carico e allo scarico delle merci: ciò comporterà un maggior tempo per il carico e lo scarico in quanto la corsa della gru deve essere più lunga e quindi il fattore tempo inciderà maggiormente sui costi del trasporto.
In vista dell’avviamento della nuova infrastruttura, la provincia di Reggio Emilia ha predisposto la realizzazione di una bretella stradale, del costo di circa quattro milioni di Euro, ma pare che la nuova arteria si fermerà a 200 metri dal porto e per accedervi occorrerà attraversare un incrocio pericoloso.

“Lo sviluppo delle aree rivierasche – conclude Filippi – dovrebbe garantire il miglior standard possibile di qualità della vita dei cittadini proiettando i comuni bagnati dal Po nella competizione globale del mercato, ma per ora le premesse non sono rosee; non sappiamo quando verranno conclusi i lavori del nuovo porto, e non sappiamo se potrà essere utilizzato appieno il tratto della nuova bretella stradale della provincia.
Il rischio è che il PEC diventi una nuova cattedrale nel deserto”.