E’ stato presentato ufficialmente oggi il dodicesimo rapporto sulla qualità ambientale delle città capoluogo di provincia, analisi realizzata in collaborazione con il Sole 24 Ore, che da anni misura lo stato di salute dei centri urbani della nostra penisola.


“Reggio senza lode e senza infamia: così possiamo leggere la situazione della nostra città, trentaduesima a livello nazionale su centotre totali e quinta sulle nove realtà regionali. Ma la di là della posizione della classifica quello che più conta sono gli indicatori presi in esame, in tutto 26, che vedono negli anni dei trend ben precisi della nostra città”. E’ quanto commenta Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia.

“Dal confronto fra i dati del 2004 e quelli di 10 anni prima, emerge un minor consumo d’acqua ad uso potabile e una migliore capacità depurativa, passata dal 70 all’83 %. Sconfortante e preoccupante è invece il dato della produzione di rifiuti, salito da 463 a 793 kg per abitante all’anno. In sostanza la raccolta differenziata passata dal 7,2% al 43,9 % è servita ad evitare l’aumento dei rifiuti portati in discarica, che infatti rimane costante sui 420 kg anno per abitante dal 1997 ad oggi. Emerge inoltre, ma il dato lo percepisce chiunque usi i mezzi pubblici, un tendenziale calo nell’uso del trasporto pubblico, che declina costantemente assestandosi oggi sui 75 viaggi per ogni abitante/anno contro gli 85 del 1994. Conseguenza di questo è l’alto tasso di motorizzazione della nostra città (63 auto ogni 100 abitanti) e una modestissima qualità dell’aria. Restiamo una delle città, in buona compagnia con Parma e Modena con un alto contenuto di nitrati nelle acque potabili (20,8 mg/litro) giustificati dalla filiera del suino e dal non corretto spandimento sui suoli dei liquami zootecnici”.
“Bene il verde urbano, passato da circa 10 ai 17 metri quadrati per abitante, non ancora, a nostro giudizio sufficiente, ma in costante recupero, mentre il consumo di energia elettrica delle famiglie reggiane sembra ormai stabilizzato sui 1200 kWh/anno, indice di una crescita ormai giunta al suo apice”.

“Una città la nostra – continua Massimo Becchi – che troppo timidamente si è avviata verso la sostenibilità ambientale, relegandola ad un ruolo certamente marginale rispetto all’urbanistica e che quindi “galleggia” nella parte centrale della classifica senza mai riuscire a fare un salto di qualità. Ben a poco e a nulla sono serviti i processi di partecipazione di Agenda 21Locale, ora dimenticati ed accantonati, e troppo si è lascito fare in chi crede ancora che lo sviluppo di una città passi solo dalle nuove strade e dai nuovi quartieri”.