Il futuro delle macchine agricole e’ nei nuovi materiali, leggeri, ecologici, biodegradabili. Lo rivela una ricerca, promossa dall’Associazione dei costruttori italiani e realizzata da un gruppo di esperti, presentata a Bologna nell’ambito dell’esposizione internazionale Eima.


La ricerca e’ nata dalla volonta’ di trovare materiali alternativi al ferro e all’acciaio, che risultano in prospettiva sempre meno accessibili e sempre piu’ costosi. ‘Materiali per il futuro’ – questo i titolo del rapporto, che verra’ consegnato entro fine anno e del quale all’Eima e’ stata fornita una anticipazione – riporta le schede di numerosi materiali innovativi, che nell’arco dei prossimi 5-10 anni possono essere utilizzati per la fabbricazione di cabine di guida, cofani e carrozzerie, organi di propulsione e sostegno e persino telai.
I materiali per le cabine, che dovranno garantire sicurezza e comfort, vanno dai pannelli alveolari riempiti di schiuma poliuretanica fino ai polimeri ottici originariamente sviluppati per esigenze militari come protezione antiproiettile, ma comprendono anche derivati da prodotti vegetali, come il tessuto di ortica, il poliestere ricavato da amido di granturco, la schiuma poliuretanica derivata dalla soia.
Per gli ingranaggi della trasmissione, il gruppo di ricercatori – composto dal responsabile del servizio tecnico Unacoma, Michele Galdi, dai docenti di design al Politecnico di Milano Gianni Pasini e Marco Migliari, dalla direttrice dell’istituto per i materiali Isrim Daniela Rossi, dalla docente di chimica dei materiali dell’ Universita’ di Bologna Maria Stella Standola, e dagli esperti della banca dati internazionale sui materiali ‘Material ConneXion’ Emma Clerici e Paolo Serralunga – individua soprattutto materiali autolubrificanti, come i fluoropolimeri, i tecnopolimeri e le leghe di bronzo. I materiali di origine vegetale come i biopolimeri e i compositi rinforzati con fibre di lino e canapa sono possibili sostituti delle fibre di vetro, con il vantaggio di una maggior leggerezza; mentre per i pneumatici si possono utilizzare gomme rinforzate con particelle di amido ottenendo un prodotto che ha un 20% in meno di resistenza al rotolamento e un 5% in meno di consumo carburante.
Tecnologie di questo tipo – hanno spiegato gli esperti – presentano costi in alcuni casi piu’ elevati rispetto a quelli delle materie ferrose, ma possiedono qualita’, vedi la leggerezza, l’estetica, la biodegradabilita’, che rappresentano un valore aggiunto, e che possono connotare il Made in Italy dei trattori come sinonimo di ricercatezza e innovazione. In prospettiva di piu’ lungo termine si prevede l’impiego di monomeri da fonti rinnovabili e di plastiche naturali prodotte da microrganismi. Alcuni batteri infatti, utilizzando zuccheri o olii di produzione agricola, sono in grado di sintetizzare poliesteri con proprieta’ meccaniche molto diversificate.
Ma in futuro le macchine agricole potrebbero anche assumere la forma di sciami di minirobot, volando tra i filari di un vigneto per emettere ferormoni che attraggano gli insetti nocivi lontano dalle colture, oppure per misurare il coefficiente d’umidita’ alla base degli alberi di un frutteto. I minirobot agricoli provvederanno al monitoraggio e alla raccolta di informazioni sullo stato di salute delle colture, sul clima e sul suolo, segnalando la comparsa di altri agenti infestanti quali bruchi, lumache, funghi o erbacce di qualsiasi tipo. I piccoli automi verdi comunicando tra di loro e con una stazione-base aziendale sarebbero in grado quindi di eliminare qualsiasi fattore pericoloso per la salute delle colture, contribuendo alla produttivita’ e alla qualita’ dell’ agricoltura. Questo scenario – di cui pure si e’ parlato nella giornata inaugurale dell’Eima – e’ gia’ qualcosa di piu’ concreto di una provocazione scientifica. Sono molti infatti i progetti in Europa e negli Stati Uniti che stanno sviluppando prototipi di minirobot per gli utilizzi piu’ disparati.