Comuni, Distretti sanitari e servizi assistenza anziani promuovono le politiche della Regione per gli anziani non autosufficienti con un voto che oscilla mediamente tra il 7 e il 7,5 (in una scala da 1 a 10), ma esprimono forti preoccupazioni per quanto riguarda la disponibilita’ di adeguate risorse finanziarie.

In particolare i Comuni chiedono piu’ certezze sul fronte economico. E’ quanto emerge dall’indagine sui servizi a favore degli anziani non autosufficienti, contenuta nel quarto ”Rapporto sulle autonomie locali in Emilia-Romagna” realizzato dalla Regione.

Come di consueto, il Rapporto affianca ad un’analisi piu’ generale sull’attivita’ degli enti locali emiliano-romagnoli anche un approfondimento su tematiche piu’ specifiche, quest’anno appunto la non autosufficienza, realizzato, interrogando i responsabili dei Comuni, dei Servizi assistenza anziani e i direttori di Distretto.”E’ significativo – afferma Luigi Gilli, assessore alla cooperazione con le autonomie locali e allo sviluppo territoriale – che oltre all’esame dei profili istituzionali, politici e finanziari degli Enti territoriali locali, si sia realizzata una valutazione sulla trasformazione dei servizi offerti dalla Regione Emilia-Romagna e sulla qualita’ dei rapporti tra le Istituzioni locali ed i cittadini, verificando la connessione esistente tra le riforme istituzionali, le prospettive di un governo ‘a rete’ e la piena attuazione e l’efficace sviluppo dei diritti della persona e della societa”’.


In particolare il 77,1% dei Comuni, l’85,7% dei Distretti e il 93% dei Servizi assistenza anziani giudicano buoni o addirittura ottimi i modelli di intervento assistenziale proposti dalla Regione. Il 68% dei Comuni emiliano romagnoli pongono in cima alle proprie preoccupazioni proprio la mancanza di nuovi meccanismi di finanziamento in grado di assicurare una maggiore copertura dei bisogni socio-assistenziali delle persone non autosufficienti. A partire da quel Fondo per la non autosufficienza previsto dalla legge regionale di riordino dei servizi sociali del 2003. ”Per noi – ha aggiunto l’assessore Gilli – e’ una priorita’ d’intervento quella della non-autosufficienza e del Fondo relativo, promesso a livello nazionale ma realizzato solo dalla Regione, negli ultimi due anni in via sperimentale, con proprie risorse. L’impegno, previsto esplicitamente anche nel programma di governo del presidente Vasco Errani, sara’ confermato anche per il 2006 al fine di far fronte ad una domanda dei cittadini in continua crescita. Un modo per offrire servizi adeguati, e di qualita’ come dimostra l’indagine, alle persone anziane e alle loro famiglie”.


Altro elemento di problematicita’, oltre a quello finanziario, e’ quello dell’integrazione socio-sanitaria nella rete dei servizi. Il 62,8% dei Comuni , il 55,6% dei Distretti e il 65,9% dei Servizi di assistenza anziani giudicano questa integrazione non sempre adeguata, nonostante le politiche regionali in tale direzione. Tra gli elementi problematici anche il livello di copertura dei bisogni e il ‘gap’ tra domanda sociale risposta pubblica. In particolare la pensa cosi’ il 47% dei Comuni e il 27,8% dei Distretti. Anche l’assegno di cura – uno degli strumenti piu’ innovativi introdotti dalla Regione Emilia-Romagna per supportare le famiglie con anziani non autosufficienti – riscuote una valutazione decisamente positiva.


In una scala tra 1 e 4 il 3,2 e il 3,4 degli operatori dei Servizi assistenza anziani e di quelli dei Distretti lo giudicano uno ”strumento utile per la personalizzazione e la flessibilizzazione degli interventi”. Una parte dell’indagine e’ stata rivolta a valutare come e con quali tempi i Servizi assistenza anziani della regione svolgono la loro attivita’. Per quanto riguarda in particolare la valutazione della situazione dell’anziano, solo l’8% dei Comuni e meno del 5% dei Distretti e degli stessi Servizi assistenza anziani hanno espresso un giudizio insufficiente. Al contrario almeno i quattro quinti hanno espresso una valutazione positiva. Per quanto riguarda i tempi di attesa, supera il 90% la percentuale di quelli che riescono a compiere una prima valutazione del caso entro il termine di un mese dalla richiesta. In circa 6 casi su 10 tale lasso di tempo si riduce ulteriormente a due settimane. Anche i tempi di intervento appaiono soddisfacenti: oltre tre quarti dei Servizi assistenza anziani riescono ad assicurare l’accesso ai servizi domiciliari e territoriali entro tre settimane, e poco meno della meta’ entro una settimana. Per quanto riguarda l’accesso alle strutture residenziali, circa due terzi dei Servizi riesce ad intervenire entro il mese. Il Rapporto ha cercato anche di verificare il grado di soddisfazione dei parenti che assistono anziani non autosufficienti: sono state interrogate complessivamente 34 persone di Faenza, Imola e Sassuolo. Un primo dato e’ che il servizio assistenza anziani non sempre piu’ contare su una identita’ riconosciuta. Per quanto riguarda le modalita’ di accesso al servizio, passaparola, informazione del medico di famiglia o del patronato sindacale, sono alcune delle forme prevalenti, alle quali va aggiunta l’informazione ricevuta in ospedale per le persone ricoverate. Questi ultimi sono anche i casi che hanno un iter piu’ diretto e veloce. Il Rapporto ha cercato infine di capire quanto effettivamente siano diffusi gli strumenti per valutare la soddisfazione degli utenti. Meno della meta’ delle amministrazioni considerate utilizza forme di ”customer satisfaction”. La causa sembra essere prevalentemente dettata dalla mancanza di risorse. Proprio per questo e’ apparso elevato l’interesse degli operatori per l’introduzione di sistemi regionali di rilevazione della soddisfazione degli utenti, che potrebbero garantire maggiore continuita’ e sistematicita’.