Il telefonino Tacs, come previsto dalla legge, cessera’ funzionare alla fine dell’anno, liberando frequenze che dovranno essere ricollocate. In giro ce ne sono ancora solo 80mila, e chi li possiede dovra’ disfarsene e a sostituirli con piu’ moderni modelli Gsm o Umts.


Il servizio analogico Tacs (Total access communication system) nacque in Grande Bretagna nel 1985. In Italia il sistema venne lanciato commercialmente nel 1990 dalla Tim (all’epoca ancora Sip). E il successo, (il servizio nacque in concomitanza coi mondiali di Calcio) fu immediato. Da allora le rivoluzioni sono state tante: l’avvento del Gsm, il sistema digitale che consentiva l’avvio di nuovi servizi e assicurava l’utilizzazione anche all’estero, e poi l’Umts, con la videochiamata, qualcosa che solamente 20 anni prima sembrava solo fantascienza. Senza contare l’apertura del mercato e l’avvento di nuovi operatori concorrenti all’ex monopolista. La telefonia mobile, insomma, in 15 anni ha fatto tanta strada, gli italiani sono passati in massa al digitale e cosi’ il vecchio Tacs e’ pronto per andare in pensione. A decretarlo e’ stata una norma del 2002, che prevede anche la cessazione del Teledrin, il cercapersone che in Italia non ha mai preso piede.
Gli 80mila ‘nostalgici’ che ancora hanno in tasca il vecchio Tacs avranno comunque una via d’uscita. Potranno sostituire il telefonino con modelli nuovi avvalendosi delle offerte commerciali predisposte da alcuni operatori, con la sicurezza che potranno comunque mantenere il numero che hanno in dote grazie alla number portability: insomma, se il Tacs sparira’ non altrettanto accadra’ a quei prefissi che per primi si affacciarono sul mercato italiano, 330, 336, 337, 360 e 368.

Sempre entro la fine dell’anno, poi, si sapra’ che fine faranno le frequenze 900 MHz che verranno liberate con la cessazione del servizio. Gli operatori sono interessati e qualche frizione per alcune scelte possibili c’e’ gia’ stata: l’Autorita’ per le garanzie nelle comunicazioni sta comunque lavorando su una serie di ipotesi, ma assicura che entro il 31 dicembre una soluzione sara’ trovata.