Ventimila tonnellate di rifiuti speciali illecitamente declassificati da una presunta organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di queste materie, per un giro d’affari stimato in circa 1 milione di euro. E’ quanto emerso nell’operazione ‘Marco Polo’, condotta dal Reparto Operativo per la Tutela dell’Ambiente e coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli, sostituto procuratore Maria Cristina Ribera.

Le enormi quantità di rifiuti, reperite presso piattaforme di raccolta del Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Molise, Puglia e Campania, venivano destinati a impianti di recupero, passaggio necessario per effettuare la declassificazione documentale degli stessi: simulando un trattamento che nella realtà non avveniva, i rifiuti divenivano, come per incanto, materia prima e, conseguentemente, venivano accompagnati non più da formulario identificativo del rifiuto, ma da documento di trasporto. Ne derivava, così, la sottrazione alla normativa dei rifiuti e, soprattutto, alla rigida normativa dei trasporti transfrontalieri. Con questo escamotage venivano spedite all’estero anche le balle provenienti dalla raccolta differenziata, contenenti – tra l’altro – rifiuti ospedalieri, film in polietilene, taniche e fusti contaminati da sostanze chimiche e vernici.