Un’ azienda modenese avrebbe usato rifiuti pericolosi invece delle normali materie prime per produrre piatti, stoviglie e altri oggetti in ceramica. E’ quanto ipotizza una inchiesta condotta dal Corpo forestale dello Stato, col coordinamento della procura di Lucca, su un presunto traffico di rifiuti pericolosi che vede sette persone, fra cui i titolari dell’ azienda di Modena e quelli di una ditta di Altopascio, indagati per associazione per delinquere, traffico di rifiuti, discarica abusiva, omessa bonifica e falso.


Le indagini – che hanno portato oggi ad una serie di perquisizioni e sequestri fra Lucca, Firenze e Modena – erano partite circa un anno fa quando ad Altopascio i vigili urbani scoprirono una grande quantita’ di fanghi e altri rifiuti industriali pericolosi interrati in un’ area di circa 40.000
metri quadrati di proprieta’ di una importante azienda della zona. Le analisi, condotte dall’ Arpat – l’azienda di prevenzione ambientale della Regione Toscana -, hanno accertato che i rifiuti avevano contaminato sia il terreno che le falde acquifere.

L’inchiesta ipotizza ora che parte dei rifiuti pericolosi – fra cui smalti tossici e nocivi -, sarebbero stati trasportati con dei Tir da Altopascio nella sede di un’ azienda modenese, che ne avrebbe inserito una parte nel proprio ciclo produttivo, cedendone il resto ad un’ altra ditta.

In questo modo, secondo gli inquirenti, gli imprenditori di Altopascio avrebbero evitato le forti spese di smaltimento dei rifiuti prodotti, consentendo a quelli modenesi di utilizzare quei rifiuti al posto delle materie prime per la produzione di piatti, stoviglie e altri oggetti in ceramica immessi sul mercato.