Altroconsumo ha presentato a 7
procure della Repubblica, al procuratore aggiunto Guariniello, ai Nas e al ministero della Salute un esposto sulla presenza di antibiotici nel miele.
Lo ha reso noto la stessa Associazione di consumatori, che ha comunicato i risultati di una sua inchiesta sul ritrovamento, nel miele, di residui di sulfametazina e tilosina, antibiotici vietati nell’apicoltura in Europa dal Regolamento 2377/90.


”Su 19 prodotti – afferma Altroconsumo – 6 sono risultati positivi: quattro (Miele Acacia SMA Auchan, Miele Valdivia dal Cile Ctm Altromercato, Miele Millefiori Delizia, Miele di millefiori d’Umbria Terre d’Italia) con una presenza importante, due (Miele di acacia di Toscana Terre d’Italia, Miele fiori di prato , distr. Sama srl) con tracce”.

L’associazione ricorda che il problema si era gia’ manifestato un mese e mezzo fa con le analisi sulla pappa reale condotta da Altroconsumo: in quattro prodotti era stato trovato cloramfenicolo, antibiotico vietato per legge.


L’esposto e’ stato presentato, in particolare, alle procure competenti di Arezzo, Bologna, Bolzano, Catania, Milano, Venezia, Vicenza e ai NAS, e per conoscenza al ministero della Salute e al Procuratore aggiunto della Repubblica Raffaele Guariniello.

Per Altroconsumo ”e’ necessario intervenire immediatamente con controlli e analisi per verificare la portata del problema e ristabilire sia il diritto alla tutela della salute per tutti i consumatori che la garanzia a trovare sul mercato solo alimenti in regola con le leggi”.


Il riscontro di residui di antibiotici nel miele ”non e’ nuovo – afferma ancora l’Associazione – ma si sperava fosse stato risolto: fin dal 2003, con un’ altra inchiesta internazionale, Altroconsumo aveva riscontrato antibiotici nel miele e nelle uova venduti in Italia. I risultati delle inchieste di questi giorni mostrano un problema di reale qualita’ e di tracciabilita’ del prodotto la cui soluzione deve essere trovata al piu’ presto, senza ricorrere piu’ ad alibi o a dichiarazioni di facciata e di bandiera volte unicamente a rassicurare i consumatori, ingannandoli invece”.