Ha raccontato la sua storia ieri sera a Matrix, il programma di Mentana, un lungo calvario di dieci anni di dipendenza dalla cocaina, fatto anche di rapine per procurarsi i soldi per la droga e di 4 anni di carcere: una storia pero’ a lieto fine, grazie alla comunita’ di recupero “Il Pettirosso” di Bologna, che cinque anni fa ha attivato il “Progetto Narciso” per aiutare 80 ragazzi cocainomani con gruppi e colloqui di sostegno.

La comunita’ – la cui accoglienza e’ ospitata dal 1985 in locali di proprieta’ della Provincia di Bologna – rischia pero’ la chiusura, in seguito ad una citazione a giudizio da parte dello stesso ente con una richiesta di 750.000 euro per occupazione abusiva di immobile.


La vicenda va avanti da 15 anni, da quanto cioe’ l’amministrazione provinciale di Bologna, nel 1992, ha deciso di richiedere al Pettirosso – nato come associazione di volontario in seguito a un accordo tra l’allora presidente della Provincia Mauro Zani, Ds, oggi parlamentare europeo, e l’allora Cardinale Giacomo Biffi – un affitto per i locali dell’accoglienza in via De’ Mattuiani, nell’area chiamata Maternita’, nel pieno centro di Bologna.

Motivo – recita la citazione – il fatto che “l’immobile appartiene al patrimonio provinciale ex Ipim e dunque e’ soggetto alla condizione di essere produttivo di reddito”. Sarebbero stati offerti altri locali non vincolati dove trasferire l’attivita’, ma l’associazione nega. Il Pettirosso dunque e’ stato citato in Tribunale, con atto del 2 luglio 2004, per un risarcimento danni pari a un miliardo e mezzo di vecchie lire per “occupazione abusiva”.

La prima udienza e’ stata discussa il 21 settembre scorso (l’amministrazione ha manifestato l’intento di andare avanti con la causa), la prossima e’ stata fissata per il marzo 2006: ma a quella data, spiega il responsabile dell’associazione – il diacono Claudio Miselli – la comunita’ sara’ gia’ chiusa, se qualcuno nel frattempo – privati, ma soprattutto ente pubblico – non risolvera’ il problema dei locali.


“La legge sulla tossicodipendenza –
spiega Miselli – prevede che gli enti pubblici possano fornire gratuitamente le strutture agli enti che hanno le stesse finalita’ del Pettirosso: la conferma e’ che gli altri tre centri che operano a Bologna nel campo della tossicodipendenza hanno tutti in uso dal Comune l’immobile gratuitamente. Sarebbe davvero singolare – prosegue Miselli – una sussidiareta’ che impone dei costi ad una associazione no profit per svolgere un servizio a favore dei cittadini, servizio che e’ di competenza dell’ente pubblico”.

L’Associazione – che opera a Bologna e Provincia tramite diversi centri di ascolto per adolescenti, genitori, insegnanti ed educatori e che sostiene in parte anche economicamente la Cooperativa sociale “Il Pettirosso”, la quale gestisce due comunita’ residenziali che ospitano attualmente 60 ragazzi – decidera’ dunque il suo destino entro la fine dell’anno, con la chiusura dei bilanci: i 750.000 euro chiesti dalla Provincia di Bologna come risarcimento sugli affitti rappresentano infatti – spiega Miselli – il 75% del bilancio annuale di Cooperativa (23 dipendenti + 5 collaboratori a progetto) e Associazione, fondato prevalentemente su contributi non sempre certi e continuativi, e il piu’ delle volte su libere donazioni di imprese e privati. “Certo che mi dispiacerebbe chiudere il Pettirosso – confessa il dicono Miselli – e’ una realta” che ho creato io, ma se non interessa piu’ a nessuno, allora chiudiamo”.