La flessibilità arriva in edilizia. I ‘muratori del terzo
millennio’ sono assunti con contratti a progetto introdotti dalla legge Biagi. Sono al lavoro alle 7 del mattino insieme ai colleghi, ma non sono
dipendenti e beneficiano solo in minima parte di contributi previdenziali, maternità, assegni familiari, malattia e assicurazione contro gli
infortuni.

“Ci troviamo di fronte a una vera e propria distorsione nell’utilizzo di questi contratti”, afferma Ciro Donnarumma, responsabile del sindacato regionale degli edili Cisl (Filca), rivelando che negli ultimi sei mesi la Filca ha aperto 168 vertenze in Emilia Romagna.

“Spesso queste nuove forme di lavoro”, spiega, “sono utilizzate per eludere i rapporti di lavoro subordinato. A volte ci troviamo di fronte a
progetti o programmi di lavori non ben definiti, in cui l’autonomia del collaboratore è negata perchè è vincolato all’organizzazione aziendale per l’uso dei mezzi, l’esecuzione delle opere e l’orario di lavoro”.
Lo stesso compenso, tra i 700 e i 900 euro mensili lordi per un’attività di circa 40 ore settimanali, è in realtà un quarto del corrispettivo che, secondo la legge, il datore di lavoro dovrebbe riconoscere al collaboratore.

Ecco perchè l’edilizia emerge come il settore più ‘conflittuale’: secondo un’indagine Filca, nel ’04 ci sono state 1330 vertenze (91% del totale). Tra queste 851 (64%) hanno riguardato imprese artigianali. Il lavoratore tipo che si è rivolto alla Filca è a grande maggioranza maschio
(1230 casi), di età sotto i 29 anni (71%) con qualifica operaio o apprendista (66%). I lavoratori stranieri sono i più a rischio: più facilmente sfruttati o trattati in modo irregolare. Seguono i licenziamenti e la mancata applicazione dei contratti, compresa l’evasione contributiva (27%).