«Oltre agli anziani, nel distretto ceramico sono i rischio povertà i giovani di età compresa tra i 30 e 39 anni, quelli che vorrebbero formarsi una famiglia. Ecco perché i giovani sassolesi non si sposano più e fanno meno figli: sono spaventati dalla precarietà dei posti di lavoro e dai prezzi delle abitazioni. Dobbiamo evitare che la crisi del nostro distretto, da economica come è adesso, diventi anche sociale, con effetti imprevedibili sulla tenuta complessiva del territorio».
Lo ha detto il responsabile della Cisl di Sassuolo Daniele Donnarumma aprendo il convegno sui problemi degli anziani e il disagio dei giovani, che si è tenuto oggi alla parrocchia di Rometta.

Donnarumma ha affermato che l’evoluzione demografica del comprensorio ceramico, caratterizzata dall’allungamento della vita media, contiene aspetti negativi e genera ostacoli nell’offerta futura di lavoro. «Anche il nostro distretto si contraddistingue per il progressivo invecchiamento della popolazione e il basso numero di componenti il nucleo familiare. Oggi – ha spiegato l’esponente Cisl – ogni nuovo nato ha molto spesso nonni e zii, ma non fratelli, ed è frequente che viva con un solo genitore. È chiaro che sulla bassa natalità incidono fattori culturali e sociali, ma soprattutto fattori economici e di incertezza sul proprio futuro. Metter su famiglia non è più relativamente facile come un tempo, quando il lavoro c’era ed era a tempo indeterminato. Ora per il matrimonio si aspetta, in attesa di superare la precarietà lavorativa. In queste condizioni anche la ricerca della casa è un problema, data l’impossibilità di accedere ai mutui per l’acquisto o pagarsi l’affitto».


Quanto all’economia, poiché per la Cisl è evidente che le caratteristiche della crisi non sono più quelle tradizionali, occorre unire le forze perché non basta più “il piccolo è bello”. «Oggi la piccola impresa combatte più per la sopravvivenza che per la conquista dei nuovi mercati – ha osservato Donnarumma – Ricerca, innovazione di processo e prodotto, strategie commerciali, richiedono ingenti investimenti possibili solo a imprese di certe dimensioni o ad aggregazioni strategiche tra più imprese. I cosiddetti contratti atipici, invece, più che strumenti finalizzati a soddisfare le esigenze di flessibilità delle imprese, sono utilizzati esclusivamente per ridurre i costi, tramutandosi in precarietà occupazionale. Per questo sosteniamo che la flessibilità, pur necessaria, ha bisogno di essere governata dalle parti sociali, se vogliamo offrire ai giovani opportunità e non insicurezza». Concludendo il convegno, il segretario provinciale della Cisl Francesco Falcone ha dichiarato che occorre integrare i fattori di sviluppo con una politica territoriale.

«Dobbiamo porci la domanda di come ridistribuire la ricchezza, la qualità della vita, le opportunità per tutti. Il welfare non è una spesa superflua da sostenere solo quando benessere, ma fattore di sviluppo. La qualità di vita, un efficiente sistema di welfare e il rispetto dell’ambiente rendono competitivo un intero territorio». Falcone ha ricordato il patto per lo sviluppo e l’inclusione sociale che la Cisl ha proposto, in accordo con Cgil e Uil, e che deve coinvolgere istituzioni e parti sociali. «Un patto capace di rilanciare l’economia, ma che abbia le persone al centro l’attenzione. – ha spiegato Falcone – È impensabile andare ognuno per conto suo, la competitività è di sistema e non più di singole imprese. Se concretizziamo questi impegni – ha concluso il segretario provinciale della Cisl – possiamo ridare speranza ai giovani in un avvenire di progresso e crescita non solo economica, ma anche sociale e culturale».