In Europa oltre il 25% della popolazione ricorre alle ‘medicine non convenzionali’; sono 12 milioni in Italia, e il dato e’ in costante aumento. L’agopuntura e’ una delle piu’ diffuse e la piu’ accreditata tra queste medicine: gli agopuntori nel mondo sono oltre un milione, oltre 700 milioni di persone si curano con questo sistema in 129 Paesi, e in Europa, dove operano circa 90.000 agopuntori (di questi, circa 62mila sono medici), non meno di 20 milioni di persone hanno fatto ricorso almeno una volta all’agopuntura.


I dati sono stati presentati al Sana, il Salone internazionale del Naturale in corso a Bologna, da Carlo Maria Giovanardi, presidente della Fisa, che ha ricordato come in Italia la prima proposta di legge in materia di medicine non convenzionali risalga a quasi vent’anni fa.


Nel nostro Paese l’ agopuntura e’ una delle piu’ diffuse e la piu’ accreditata presso il mondo scientifico internazionale; e’ stata introdotta nel Secondo Dopoguerra e ha iniziato a diffondersi a partire dagli anni ’70, ha consolidato la sua espansione negli anni ’80 e si e’ radicata come pratica medica negli anni ’90. ”Non porre delle regole chiare e precise sugli ambiti di applicazione di queste medicine – ha detto – significa esporre la salute del cittadino a seri rischi.

L’Italia ha il primato in Europa sul riconoscimento dell’agopuntura come atto esclusivamente medico e in relazione alla definizione di standard che sono riconosciuti, nell’ambito della Fisa, da oltre il 90% delle societa’ di agopuntura. Eppure la legge tarda a passare. E, quel che e’ peggio, i primi tentativi di istituzionalizzazione presso il mondo accademico rischiano di distruggere il lavoro di anni di migliaia di seri professionisti. Ora viene spontaneo chiedersi: quali sono le intenzioni del ministero della Salute verso questa realta’, che e’ cresciuta costantemente in Italia e che e’ di frequente presa ad esempio da molti Paesi europei?”.


La Fondazione Matteo Ricci, che ha sede a Bologna e si occupa dello studio e della diffusione dell’agopuntura e della medicina tradizionale cinese, scende a sua volta in campo per appoggiare l’approvazione della Legge Lucchese. Tra gli obiettivi illustrati oggi, anche una campagna di informazione a favore del cittadino ”per fare chiarezza sull’importanza dell’integrazione tra medicina occidentale e medicina tradizionale cinese”. A questo scopo la Fondazione – ha reso noto il presidente Renato Crepaldi – ha predisposto un decalogo ”sui nodi da sciogliere e i paradossi da superare nell’unico interesse che accomuna tutte le medicine, indipendentemente dalla loro convenzionalita’ o meno, che e’ la salute dell’individuo”.

”L’integrazione tra la medicina cinese e quella occidentale – ha aggiunto – e’ da sempre il nostro scopo e non e’ possibile farlo in una situazione di giungla legislativa e di assoluta e totale disinformazione. Siamo i primi a chiedere a gran voce investimenti in ricerche che comprovino la validita’ scientifica di queste medicine. Non mancano i riconoscimenti da parte del mondo scientifico internazionale, ma quello che manca e’ la chiarezza. E’ necessario assolutamente sgomberare il campo dalle ricorrenti quanto sterili polemiche, come la piu’ recente sull’ omeopatia. Veramente crediamo che nel mondo milioni di persone, medici e pazienti, siano soggette a un fenomeno di allucinazione collettiva?”.