Un milione di pazienti lasciano ogni
anno la loro casa, la citta’ e la regione dove vivono e vengono ricoverati in ospedali lontani centinaia di chilometri. Le mete dei viaggi della speranza si confermano la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Lazio, il Veneto e la Toscana. Ma secondo l’ associazione House Hospital Onlus cono ancora troppi i ricoveri inutili, causa di costi elevati per la sanita’ e di ingolfamenti del sistema.

La fiumana dei pazienti abbandona soprattutto le regioni del sud: Campania, Sicilia e Calabria. Il record di pazienti da fuori regione spetta alla Lombardia dove nel 2003 sono arrivate per farsi curare 197 mila persone, il Lazio ne ha richiamate invece 115 mila, l’Emilia Romagna 111mila, il Veneto 81mila e la Toscana 75 mila.


Questi pazienti arrivano soprattutto dalla Campania: sono partite alla volta di ospedali del centro nord 95mila persone.

Dalla Sicilia ne sono invece partiti 68 mila, dalla Calabria 67 mila e dalla Puglia 66mila.
Ma cosa si puo’ fare per limitare la migrazione di pazienti da un capo all’altro del paese? Un milione di persone l’anno che si spostano, cambiano citta’ abitudini, seguiti spesso da familiari con costi elevati per la sanita’ pubblica e le famiglie, sono un fenomeno costante da anni.

”Un fenomeno che rende indispensabile una seria programmazione dell’assistenza sanitaria – afferma il presidente dell’Associazione House Hospital onlus, Sergio Canzanella – e ritengo insopportabile il fatto che una persona affetta da una cataratta faccia centinaia di chilometri per essere operata in un ospedale del nord. L’unica soluzione e’ quella di trasformare gli ospedali di medio livello in centri di alta specializzazione. Purtroppo, ancora oggi, la migrazione viene agevolata e consentita proprio nelle regioni che sono piu’ indietro”.


Esistono, sempre secondo l’associazione, 43 prestazioni sanitarie che rischiano di essere spesso un costo inutile per il sistema sanitario, quando il paziente viene ricoverato. In sostanza, interventi come decompressione del tunnel carpale o l’ernia inguinale dovrebbero essere effettuati in day hospital oppure in ambulatorio, quando non intervengono complicazioni.


Dai 3 milioni e 300 mila ricoveri effettuati 2001 per questo tipo di operazione si e’ passati a poco piu’ di 3 milioni nel 2003, mentre la percentuale di ricoveri in day hospital e’ salita dal 33% del 2001 al 46% del 2003.

Risultato: la situazione e’ migliorata, conclude Canzanella, ma oltre la meta’ di interventi che potrebbero essere effettuati in day hospital continuano a passare attraverso inutili e onerosi ricoveri. ”Continuano a crescere, intanto i costi per l’ assistenza sanitaria. Per garantire i livelli essenziali di assistenza, sono stati spesi nel 2003 in media 1.409 euro per ogni cittadino rispetto ai 1.233 del 2000”.