“In un Paese come l’Italia che ha la leadership europea nella produzione di ortofrutta bisogna favorire una ripresa dei consumi che nel mese di gennaio 2005 hanno fatto segnare un drastico calo degli acquisti familiari di verdure (-25%) e di frutta (-16%) secondo i dati Ismea-AcNielsen”. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati sul commercio al dettaglio nel mese di gennaio divulgati dall’Istat che evidenziano un calo delle vendite alimentari dell’1,8%.

“Una situazione preoccupante anche sul piano dietetico e della salute che è favorita dal fatto che oggi frutta e verdura arrivano alla tavola dei consumatori a prezzi che non hanno giustificazione alcuna e che sono pagati molto meno (fino ad un sesto del prezzo finale) all’impresa agricola” ha affermato il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni. Questo divario impressionante tra il prezzo al produttore e il prezzo al consumatore mette peraltro in evidenza – continua Bedoni – l’esistenza di ampi margini da recuperare per consentire ai consumatori di fare acquisti convenienti e agli agricoltori di vedersi garantita una adeguata remunerazione dei prodotti che oggi in molti casi non arriva a coprire i costi. Mantenere una forbice così ampia tra produzione e consumo significa – ha precisato il Presidente della Coldiretti – colpire al cuore il Made in Italy agricolo ed alimentare come dimostrano i preoccupanti dati sui consumi che rischiano di decretare una sorta di suicidio commerciale collettivo.

Un fatto è certo: nessuno può farcela da solo ad affrontare strozzature così gravi e così onerose del sistema produttivo che si scaricano sul prezzo e per questo – ha concluso Bedoni – diciamo a tutte le componenti della filiera: mettiamoci intorno al Tavolo agroalimentare insieme al governo e affrontiamo seriamente questi problemi. Serve – sostiene la Coldiretti – un impegno per la trasparenza nel passaggio degli alimenti dai campi alle tavole che riguarda la formazione dei prezzi, le caratteristiche qualitative dei prodotti e la correttezza dell’informazione in etichetta. Ma – continua la Coldiretti – occorre anche favorire la presenza di produzione nazionale nella grande distribuzione ma vanno anche incoraggiati accordi per favorire i consumi di alimenti sani nei posti pubblici: dalle scuole agli ospedali, dalle caserme ai luoghi di lavoro.