Cresce sempre di più il numero dei bambini, ormai oltre la metà, che in Italia frequentano l’asilo nido e la scuola materna. Se nel 1991 infatti il 40,6% dei bambini fino ai 5 anni frequentava un istituto scolastico, nel 2001 questi sono saliti al 56,1%, con un incremento del 15,5%, facendo segnare quasi un raddoppio per gli asili nido.

Costante il numero dei ragazzi che frequenta la scuola dell’obbligo, anche se il tasso di dispersione scolastica aumenta con il crescere dell’età e nelle regioni meridionali e insulari. Sono alcuni dei dati emersi dal censimento sulla popolazione fatto dall’Istat nel 2001.

In particolare, secondo l’istituto di statistica, la percentuale di frequenza nei bambini di età compresa tra i 0 e 2 anni, è quasi raddoppiata passando dal 9,8% al 18,7%, mentre per i bambini dai 3 ai 5 anni è incrementata del 22,6%, raggiungendo quota 94,2%. Complessivamente dunque su 3.140.782 bambini fino a 5 anni, residenti in Italia, 186.946 con meno di 3 anni frequentano gli asili nido, 1.495.035 dai 2 ai 5 anni le scuole materne, 81.566 nati tra il 21 ottobre e il 31 dicembre 1995 la prima elementare.

A livello territoriale le differenze non sono rilevanti. Nel Nord-Ovest infatti frequenta un istituto scolastico il 56,0% dei minori di 6 anni, nel Nord-Est il 57,6%, al Centro il 58,7%, nel Sud il 54,2%, mentre nelle Isole il 55%. Le regioni dove è stata rilevata la massima frequenza sono l’Emilia-Romagna (60,7%) e l’Umbria (59,1%), e quelle con i valori minimi Trentino Alto-Adige (51,7%) e in Campania (52,7%).

Generalmente più alta nei comuni con oltre 250mila residenti la frequenza di istituti scolastici da parte dei minori di sei anni, con l’eccezione della Sicilia. A Torino, Milano, Verona, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Bari, il tasso di frequenza di asilo nido, scuola materna e prima elementare è infatti superiore a quello nazionale (56,1%), mentre a Napoli, Palermo, Messina e Catania tale rapporto è al di sotto della media italiana, con un minimo del 48,1% registrato nel capoluogo siciliano.

Non cambia invece la percentuale di iscritti ad un corso regolare di studi. Nel 2001 il 96,3% dei ragazzi fra i 6 e i 14 anni, secondo i dati Istat, erano iscritti ad un corso regolare di studi (nel 1991 era il 96,7%). Tuttavia il tasso di iscrizione diminuisce col crescere dell’età, fino ad arrivare al 93,2% dei quattordicenni, parte dei quali potrebbero in effetti aver già conseguito la licenza media e deciso di non proseguire gli studi per entrare nel mondo del lavoro.

Come per i residenti senza alcun titolo di studio, anche per i tassi di iscrizione la collocazione territoriale sembra costituire un fattore discriminante. Mentre nelle regioni nord-occidentali (96,8%), nord-orientali (97,1%) e centrali (96,8%) la quota degli iscritti è al di sopra della media nazionale, nell’Italia meridionale e insulare si colloca al di sotto del 96,3%, con rispettivamente il 95,5% e il 95,8%. Ad eccezione di Abruzzo, Molise e Sardegna, in tutte queste regioni si registra infatti una percentuale inferiore. In particolare la più bassa è stata rilevata in Calabria (94,8%), seguita da Campania (95,3%) e Sicilia (95,5%).

Le province con la percentuale più alta sono state Gorizia e Trieste (98,2%), seguite da Trento (97,8%) e Sondrio, Belluno, Udine e Pordenone (97,7%), mentre quelle con la maggiore dispersione scolastica sono state Crotone con il 6,6% di non iscritti, Agrigento (6,2%) e Ragusa (5,4%).