Pochi minuti che possono salvare la
vita. Il 48% dei soggetti colpiti da infarto giunge infatti in ospedale dopo circa due ore dall’insorgenza dei sintomi: un ritardo che puo’ risultare fatale, poiche’ aumenta la probabilita’ di morte improvvisa e limita molto l’efficacia delle terapie oggi possibili per ridurre le conseguenze dell’evento. L’intervento tempestivo dunque, affermano gli esperti, e’ la prima arma contro l’infarto.


Due studi condotti in Italia a distanza di dieci anni, nel 1991 e nel 2001, ha sottolineato oggi il presidente della Federazione italiana di cardiologia Carlo Schweiger in occasione della presentazione della ‘Campagna 2004 Anno del cuore’, ”hanno infatti documentato che in caso di infarto, il ritardo pre-ospedaliero si e’ significativamente ridotto, passando dal 34% al 48%, ma non e’ ancora abbastanza”. E’ il cosiddetto ”ritardo decisionale” da parte del paziente: ”Finora – avverte Schweiger – ci si e’ impegnato troppo poco per cercare di ridurlo”. Da qui, ha aggiunto, la necessita’ di una campagna di informazione che punti sul riconoscimento dei sintomi di allarme, ”perche’ ridurre il ritardo con cui si da’ inizio al trattamento e’ di fondamentale importanza”. Spesso, inoltre, le malattie cardiovascolari, ha rilevato Schweiger, ”si manifestano con la morte improvvisa, tanto che su 100 soggetti con infarto, circa 60-70 muoiono prima dell’arrivo in ospedale”. Una delle cause della morte improvvisa, ha spiegato l’esperto, e’ la fibrillazione ventricolare, ma per evitarla basta avere vicino un defibrillatore.BR>
Ma come riconoscere un infarto? Un dolore toracico generico, ha affermato il direttore del Pronto soccorso e del reparto Medicina di urgenza del Policlinico di Modena Daniele Giovanardi, ”puo’ avere 143 diverse cause; riconoscere il sintomo e’ dunque importante, ma e’ anche necessario che i pronto soccorso siano organizzati con appositi spazi di osservazione, dove tali soggetti possano rimanere in monitoraggio per 24 ore, per evitare inutili intasamenti”.

Per battere l’infarto sul tempo, comunque, il primo consiglio degli esperti, in caso di dolore toracico forte, e’ quello di telefonare subito al 118 e assumere un’aspirina. Una seconda misura decisiva, ha affermato Schweiger, ”sarebbe poi rendere disponibili i defibrillatori in tutti i luoghi pubblici affollati, installarli sulle volanti ed anche nelle abitazioni dei pazienti particolarmente a rischio”. E’ questa, ha concluso, ”la strategia per battere le malattie cardiovascolari, ovvero l’epidemia del nostro secolo”. Piu’ defibrillatori, dunque, potrebbero salvare migliaia di vite: una campagna di sensibilizzazione che sara’ estesa a tutta l’Italia ed il cui primo gesto simbolico e’ stato oggi il dono di un defibrillatore semiautomatico al ministro della Salute Sirchia.
A consegnarlo, il presidente del Coordinamento delle associazioni del cuore (Conacuore) Gianni Spinella, con un augurio: ”Speriamo che non debba mai usarlo”.